Igualada è una cittadina della Catalogna a una sessantina di chilometri da Barcellona: è qui che il piccolo Jordi cantava nel coro dei bambini, è qui che ha inizio la meravigliosa avventura musicale di un musicista completo che non conosce limiti, che è curioso, e che ama mettere a contatto mondi diversi.
Jordi Savall inaugura il 13 ottobre la stagione dei Concerti del Lingotto e lo fa con un “capitolo” della sua ultima avventura che solo la pandemia è riuscita a fermare. Alle 20,30 all’Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto, sul podio della “sua” orchestra Concerts des Nations dirige la Sesta e la Settima sinfonia di Beethoven.
È il secondo capitolo del suo “Beethoven Revolutionary”, progetto iniziato nel 2019 per festeggiare, nel 2020, i 250 anni dalla nascita di Beethoven: La registrazione integrale delle sinfonie, realizzata nella splendida acustica della Collegiata del Castello di Cardona in Catalogna, è stata pubblicata per Alia Vox ed è stata fatta rileggendo i manoscritti originali e rispettando precisamente le indicazioni metronomiche di Beethoven. È uscito il primo cofanetto, con le prime cinque sinfonie e la critica musicale mondiale non ha risparmiato gli elogi e gli aggettivi superlativi: dalla tavolozza di colori agli ottoni che ruggiscono, ai paragoni con Karajan.
«Con queste cinque prime Sinfonie di Beethoven, Jordi Savall e Le Concert des Nations si aggiungono ai migliori interpreti di Beethoven di tutti i tempi» (Thomas Michelsen, “Politiken”); «Il direttore d’orchestra catalano Jordi Savall dimostra una profonda comprensione delle cinque sinfonie di Beethoven. Rivela i suoi equilibri unici, su strumenti d’epoca, coadiuvato da uno staff di 60 strumentisti di cui 32 archi, secondo i desideri del compositore. Un primo cofanetto essenziale!» (France Musique); «Questo cofanetto è la registrazione dell’anno di Beethoven». (“Merkur”).
Eccola la curiosità di Savall, ecco il suo non conoscere né limiti geografici né storici, e dire che poteva rimanere per sempre legato a un nome: Marin Marais, già, perché il mondo non classico lo ha scoperto nel 1991, quando ha curato la stupenda colonna sonora del film Tous les matins du monde di Alain Corneau, registrazione che gli è valsa un Cèsar per la miglior colonna sonora e allora la viola da gamba sembrava un oggetto stravagante.
E invece lui ha sempre saputo reinventarsi e continuare a cercare un mondo musicale senza confini.
Susanna Franchi