Amore per la musica antica, studi in Italia e specializzazione all’estero, conoscenza e perizia nella costruzione di copie di oboi antichi, esperienza nelle più importanti orchestre barocche d’Europa: queste le premesse di un sodalizio artistico nato nel 1989 allorché tre musicisti italiani – Alfredo Bernardini (oboista) e i fratelli Paolo e Alberto Grazzi (rispettivamente oboista e fagottista) – decidono di unire le forze fondando Zefiro, un ensemble dall’organico variabile e poliedrico (che si presenta di volta in volta sotto forma di ensemble di fiati, orchestra barocca o gruppo da camera), volto alla valorizzazione di quel repertorio d’epoca, in particolare quello settecentesco, in cui gli strumenti a fiato rivestono un ruolo preminente.
Sarà nella veste di orchestra barocca che giovedì 9 dicembre prossimo alle ore 20.30, presso l’Auditorium «Giovanni Agnelli» del Lingotto, il pubblico torinese avrà l’occasione di ascoltare questo ensemble (dopo l’annullamento del concerto nell’aprile scorso), nella trascinante direzione di Alfredo Bernardini, che presenterà l’esecuzione integrale dei sei Concerti Brandeburghesi di Johann Sebastian Bach, capolavoro del repertorio strumentale settecentesco dedicato al Marchese del Brandeburgo Christian Ludwig con la dicitura «Concerts avec plusieurs instruments». Così scriveva infatti Bach nel marzo del 1721 nella prefazione alla partitura destinata al Margravio, conosciuto due anni prima a Berlino dove era stato inviato, per l’acquisto di un clavicembalo:
“Avendo avuto il piacere di apparire davanti a Vostra Altezza Reale due anni fa, […] e poiché nel prender congedo da Vostra Altezza Reale Ella mi ha degnato dell’onore di ordinarmi di inviare a Vostra Altezza alcuni brani di mia composizione, conformemente ai graziosi ordini di Vostra Altezza mi sono quindi preso la libertà di soddisfare il compito datomi da Vostra Altezza Reale con i presenti concerti, che ho adattato per diversi strumenti”.
Uno scrigno con sei gemme, rappresentative del genere del concerto di tradizione italiana nelle sue diverse forme e con gli organici più disparati, ma al contempo un compendio di stili, in particolare italiano e francese. Unità nella diversità, dunque: organici differenti, laddove di volta in volta vengono messi in luce tutti gli strumenti dell’epoca barocca e tardo barocca: soprattutto gli strumenti a fiato, prerogativa dell’Ensemble Zefiro (flauti dolci, flauto traverso, oboe, fagotto, corno, tromba), ma anche, nell’ambito degli strumenti ad arco, violino piccolo e viole da gamba. E clavicembalo, che per un momento, nel Quinto Concerto, abbandona il ruolo di “continuo” per lanciarsi in un passo virtuosistico.
In trent’anni di intensa attività Zefiro – nella mitologia greca, nome del dio dolce e leggero dei venti che soffiano da ponente, che a sua volta rimanda al suono caldo e pastoso degli instruments à vent o wind instruments d’epoca utilizzati dall’Ensemble – è diventato un riferimento imprescindibile per l’interpretazione della musica antica: invitato nei più prestigiosi festival musicali europei, ha tenuto tournée in Egitto, Israele, Sud America, Stati Uniti, Giappone, Corea, Canada; la televisione belga lo ha individuato per la realizzazione di un documentario su Vivaldi; ha effettuato un gran numero di registrazioni discografiche elogiate da pubblico e critica che comprendono, tra l’altro, i Concerti Brandeburghesi in programma e il risultato di lavori di ricerca sulle musiche di alcuni autori di fine Settecento poco conosciuti al grande pubblico, quali Georg Druschetzky e Luigi Gatti.
È l’attenzione molto accurata nello studio preliminare delle partiture, che si esplicita in una prassi esecutiva fedele e affidabile, a rendere le esecuzioni di questo ensemble veri e propri punti di riferimento a livello internazionale; e i numerosi premi (citiamo solo, tra gli altri, il Grand Prix du Disque e il Diapason d’Or) non fanno che confermarlo. Aggiungiamo poi la collaborazione con i migliori esecutori di strumenti antichi oggi presenti in campo europeo, la già citata esperienza in orchestre storiche, l’attività nella didattica… Ma sicuramente grande merito è da attribuire al direttore e solista Alfredo Bernardini, musicista raffinato, attento studioso e fautore di una prassi filologica, profondo conoscitore della musica e degli strumenti antichi – intensa è infatti la sua attività di ricerca sulla storia degli strumenti a fiato, pubblicata su riviste specializzate –, docente nel passato presso i Conservatori di Amsterdam e di Barcellona e oggi presso l’Università Mozarteum di Salisburgo.
Per lui – che, da notevole divulgatore qual è, nel’’iniziativa pre-concerto “incontri con l’interprete” presenterà il programma della serata – l’esecuzione integrale dei Concerti Brandeburghesi è una sfida notevole: un progetto molto ambizioso che richiede in ogni ruolo un solista d’eccellenza e uno studio approfondito non solo della partitura, ma anche del contesto che le sta intorno.
E il risultato sarà infatti spettacolare: un caleidoscopio di forme, luci, colori, stili, strumenti, generi, organici diversi, capace di infondere nell’ascoltatore la pura gioia dell’ascolto.
Donatella Meneghini