Torno con gioia all’Auditorium del Lingotto, dov’è iniziata la mia carriera.
Intervista ad Antonello Manacorda

Il torinese Antonello Manacorda vive da diversi anni a Berlino, la sua carriera di direttore d’orchestra si svolge tra Vienna, Londra, New York, Monaco di Baviera… ma tornare a Torino, e soprattutto all’Auditorium del Lingotto (come accadrà il 26 marzo alle 20,30 quando sarà sul podio della Kammerakademie Potsdam) ha un sapore particolare.

«Il fatto è che è iniziato tutto lì. Ero uno dei primi borsisti della De Sono: studiavo il violino e, grazie alla borsa di studio, mi stavo perfezionando in Olanda con Herman Krebbers. Un pomeriggio mi telefonò Francesca Camerana e mi chiese se avessi potuto andare al Lingotto a suonare due note nella sala dell’Auditorium che era in costruzione, per provare l’acustica. Andai e vidi che c’erano fili e cavi dappertutto: l’Auditorium era ancora uno scheletro e lì suonai una Sarabanda di Bach. Solo dopo scoprii che in sala ad ascoltarmi c’erano Claudio Abbado e Renzo Piano! Proprio Abbado mi chiese se quell’estate avevo tempo per fare la spalla nella Gustav Mahler Jugendorchester… Io lì per lì risposi che non potevo, perché a settembre volevo partecipare a un concorso violinistico. Mi ricordo benissimo che due giorni dopo mi telefonò Francesca Camerana spiegandomi che forse non avevo capito la meravigliosa occasione che mi si prospettava. Allora accettai e la mia vita è cambiata! Entrare in quell’orchestra è stata per me un’esperienza rivoluzionaria: a dirigerla c’erano Abbado, Boulez, Järvi e soprattutto c’era la cultura della condivisione musicale. Poi sono stato uno dei membri fondatori della Mahler Chamber Orchestra… Devo tutto a Francesca Camerana e a Claudio Abbado».

Come è nato il rapporto con la Kammerakademie Potsdam, orchestra della quale è direttore artistico da otto anni?
«Mi avevano cercato per un progetto come spalla, ma io non potevo; poi mi hanno scritturato per dirigere un concerto e alcuni mesi prima mi hanno chiesto di fare una prova con l’orchestra perché cercavano un direttore principale e così è nato il nostro rapporto. La Kammerakademie Potsdam è un’orchestra da camera poliedrica, molto aperta e originale, che ama la sperimentazione e che, a partire dall’organico stabile di venticinque musicisti, può anche espandersi come accadrà per il concerto torinese».

Come ha scelto il programma del concerto?
«Apriamo con il Siegfried Idyll di Wagner, una pagina che adoro. In questo periodo poi a Potsdam abbiamo eseguito l’integrale delle Sinfonie di Brahms e così a Torino proporremo la Seconda (tra l’altro, la Seconda e la Quarta sono le mie preferite). Siccome con Brahms e Wagner sta benissimo Schumann, eseguiremo il suo Concerto per violoncello e orchestra, con il favoloso violoncellista Maximilian Hornung.

Che cosa le manca di Torino?
«Il cibo. Farò una provvista di agnolotti e me li porterò a Berlino!».

Il 26 marzo alle 18.30 in Sala Londra ingresso libero per un incontro con Antonello Manacorda intervistato da Alberto Mattioli.

Susanna Franchi