Se qualcuno ha mai pensato che i popoli del nord siano schivi e algidi come le loro terre di provenienza deve ricredersi di fronte al norvegese Leif Ove Andsnes. Nella sua vita i sentimenti giocano un ruolo speciale: lo si capisce non solo da come suona (per il New York Times «un pianista di straordinaria eleganza, potenza e sensibilità»), ma anche da tanti piccoli particolari, come leggere nella sua biografia: «uno degli eventi che lo hanno reso più orgoglioso è stato diventare padre nel 2010». Il testo prosegue con la nota: «La sua famiglia si è ampliata nel maggio 2013 con l’arrivo di due gemelli».
Non ci crederete, ma è grazie a questi due bambini se a Torino abbiamo avuto la gioia di riascoltare Andsnes seduto alla tastiera. Infatti nel 2013 il pianista era in tour con la Mahler Chamber Orchestra per l’epico progetto pluriennale The Beethoven Journey, che prevedeva l’esecuzione (oltre 230 concerti in 27 nazioni) e l’incisione integrale dei Concerti per pianoforte e orchestra di Ludwig van.
A maggio però Andsnes fu costretto a cancellare all’ultimo momento il concerto di Torino (e parte del tour internazionale) per la nascita prematura dei gemelli. Da quel tenero episodio nacque una speciale sintonia tra l’artista e Francesca Gentile Camerana, direttrice artistica di Lingotto Musica, che si lasciarono con la promessa di recuperare il concerto mancato con un recital solistico, un regalo inedito nell’ambito del cartellone sinfonico del Lingotto (unico precedente un recital di Baremboim).
Dopo il successo di quella serata del 2015 ora la magia si ripete (e chissà che non possa diventare una bella abitudine?): Leif Ove Andsnes ritorna per la quarta volta nella nostra città con i suoi compositori più cari: Sibelius (con il quale ha ricevuto anche il Gramophone Award nel 2001), Beethoven e infine Chopin, su cui sarà incentrato il prossimo progetto discografico.
Riguardo al programma Andsnes ha dichiarato: «Ho voluto iniziare con una selezione di pezzi di Sibelius [brani contenuti nell’ultimo cd per Sony Classical ndr]. Poi eseguirò Idyll und Abgrund di Widmann che ha un forte legame con i successivi Drei Klavierstücke D 946 di Schubert. Penso che il brano di Widmann sia un pezzo fantastico e sono impressionato da come l’autore sia riuscito a incorporare le armonie e lo stile schubertiani in un linguaggio moderno. Contiene le due anime di Schubert: frasi leggere e delicate come le danze e altre estremamente scure e toccanti. La Sonata “La tempesta” di Beethoven che eseguirò nella seconda parte è un pezzo nuovo per me – ne sono davvero ossessionato! – e mi sembra che si abbini molto bene con la Ballata n. 1 di Chopin, con cui presenta numerose connessioni».
Laura Brucalassi