Il 24 novembre, dopo un’assenza di undici anni, torna all’Auditorium Giovanni Agnelli per la stagione di Lingotto Musica la più giovane tra le grandi orchestre russe: la Russian National Orchestra. L’orchestra fu fondata dal pianista, direttore e compositore Mikhail Pletnëv nel 1990, all’epoca di Gorvachov e la perestrojca, con l’intenzione di far nascere un’entità musicale nuova, indipendente e dalla vocazione internazionale: la RNO è infatti la prima orchestra russa completamente libera dal controllo statale. Il legame tra Pletnëv e l’orchestra è ancora oggi fortissimo: il maestro non solo la dirige regolarmente nei principali teatri russi e del mondo, ma l’ha anche condotta nelle acclamate registrazioni dell’intero ciclo delle sinfonie di Čajkovskij per PentaTone Music. Pletnëv affianca la sua creatura anche in veste di solista, come accadrà a Torino per l’esecuzione di un altro capolavoro di Čajkovskij, il Concerto per pianoforte e orchestra n.1.
La sera del 24 novembre salirà sul podio dell’Auditorium il maestro ucraino Kirill Karabits, che ha un rapporto speciale con la RNO poiché l’ha guidata in vari tour internazionali. Attualmente Karabits è il direttore principale della Bournemouth Symphony Orchestra e della Deutsches Nationaltheater und Staatskapelle di Weimar. Con la prima ha inciso alcuni dischi di musica contemporanea, in particolare slava, per l’etichetta Chandos, ottenendo entusiastici riscontri dalla critica. Con la seconda, invece, nell’agosto del 2018 ha eseguito la prima mondiale di Sardanapalo, un’opera in italiano di Franz Liszt completata di recente dal musicologo David Trippett. Non sorprende che sia stata affidata a Karabits la prima assoluta della grandiosa opera di Liszt, poiché con la sua attività presso la Deutsche Oper, il Festival di Glyndebourne e il Teatro Bolshoj ha dimostrato di avere qualità notevoli nella conduzione operistica.
Il programma, che comprende oltre al Concerto di Čajkovskij anche la Suite sinfonica Shéhérazade di Rimskij-Korsakov, è squisitamente tardoromantico e autenticamente russo. Al riguardo dell’identità musicale russa, il maestro Pletnëv in un’intervista del 2007 spiegava: «La musica russa non è una cosa complicata, ma è molto varia. La musica russa non è un blocco compatto, ma un insieme di punti di vista individuali, di anime diverse». Il concerto che proporrà a novembre la RSO esplorerà tale varietà.
Čajkovskij e Rimskij-Korsakov, infatti, erano così diversi da provare una forte antipatia reciproca. Il primo era fragile e introverso, componeva quasi con il cuore in mano, bilanciando lo sfogo di un’interiorità tormentata con la ricercatezza formale; il secondo era un uomo autorevole e un noto didatta, affascinato dalle fiabe popolari che traduceva in musica con precisione tecnica ossessiva, senza un particolare coinvolgimento emotivo. Eppure, nonostante le differenze, i compositori erano accomunati dall’appassionata ammirazione per la tradizione folklorica russa, da cui attinsero a piene mani, e da uno stesso obiettivo, rendere grande e nuova la musica della loro patria.
Il Concerto n. 1, del 1875, e la Suite, del 1888, sono due pezzi esemplari della loro poetica. Il lavoro di Čajkovskij, che tanto deve al trascendentale virtuosismo lisztiano sembrerebbe confermare la sua fama di musicista “europeista”: in realtà, la sua stima per gli artisti occidentali non indeboliva la sua identità musicale russa, semmai la illuminava di riflessi originali. In questa composizione, ad esempio, non mancano i temi popolari slavi. Se il concerto è una sfida per i virtuosi del pianoforte, la suite di Rimskij-Korsakov lo è per quelli dell’orchestra: il pezzo è il trionfo del colore strumentale che si declina in infinite sfumature. Shéhérazade, ispirata ad alcune novelle de Le mille e una notte, è una pagina sfavillante che evoca l’orientalismo incantato di un’Arabia immaginaria, ma anche di una Russia sconfinata, che si estende verso l’Asia.
Liana Püschel