La perfetta visione creativa insita nell’Oratorio di Natale di Bach

La stagione dei Concerti del Lingotto affida al Dresdner Kammerchor e alla direzione di Christoph Prégardien di celebrare musicalmente il Natale: la compagine sarà protagonista martedì 19 dicembre, all’Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto, insieme alle voci soliste Joanne Lunn (soprano), Margot Oitzinger (contralto), Markus Shäfer (tenore), Peter Kooij (basso): tutti cantanti di rango internazionale, specializzati nel repertorio vocale tra Sei e Settecento. Ed è al cuore del barocco liturgico che solisti, coro e direttore presteranno la propria arte, interpretando quel capolavoro che è il Weihnachts Oratorium BWV 248, ’Oratorio di Natale di Bach, eseguendone le Cantate I, IV, V e VI.

L’opera, dal titolo originario Oratorium tempore nativitatis Christi, si compone di sei Cantate, di cui normalmente si sceglie di eseguirne tre o quattro in un unico concerto. Dal 25 dicembre 1734 al 6 gennaio 1736, da quando per la prima volta le sue voci riecheggiavano nella Thomaskirche di Lipsia nelle diverse giornate celebrative tra il Natale e l’Epifania, la partitura giunge a noi come una delle composizioni sacre più famose e più eseguite al mondo, considerata per la sua grandiosità concettuale, la compattezza formale e la forza narrativa una tra le pagine della letteratura musicale sacra di maggior bellezza.
Si dispone lungo un arco creativo i cui poli sono la dottrina e l’immediatezza espressiva, e il riferimento puntuale alla lectio evangelica incontra lo spirito popolare che talvolta emerge, mentre la seriosità del magistero contrappuntistico dialoga con la fastosità a tratti “ingenua” del canto omofonico. Sono aspetti che vanno a fondersi, intrecciarsi, o contrapporsi, così come l’alone sacro talvolta sfida e talvolta sposa quello popolare, evocato da immagini tradizionali, quali il sentimento umile e gioioso del popolo di fronte alla nascita di Gesù, l’evento lieto e sacro di maggior impatto sull’umanità intera.

Ogni passaggio assume sulla tavolozza della scrittura bachiana differenti colori: primo fra tutti il taglio drammatico delle parti di recitativo (non distante dall’altro versante sacro su cui il sommo spese la sua arte, quello delle Passioni), poi la solarità aperta dei momenti corali, le improvvise esplosioni gaudenti, la magniloquenza sonora, e di contro la capacità di un raccoglimento intimo e di un tratto pastorale, lo stringersi delle singole voci nell’effusione lirica o patetica, nella meditazione assorta dei fedeli. Tutto concorre a mostrare la miracolosità dell’evento e la santità dei suoi attori (l’Angelo, la Madonna, il Bambino, i Magi, e non ultimo il popolo dei pastori), e tutto sottende a una perfetta visione creativa.Lingotto Dresdner KAmmerchor

Anna Parvopassu