La Oslo Philharmonic Orchestra compie cento anni e li festeggia con un tour europeo di otto concerti che, in Italia, fa tappa all’Auditorium Agnelli di Torino domenica 20 ottobre 2019. Calato diligentemente nel ruolo di direttore musicale (nominato nel 2013), Vasily Petrenko guiderà l’ensemble norvegese in questa intensa passerella celebrativa, con un programma che, come giusto, ne riflette la vocazione artistica.
La Decima sinfonia di Šostakovič, per esempio, ribadisce l’interesse assodato, da parte del direttore, nei confronti del grande repertorio russo di Otto e Novecento, già frequentato assiduamente dalla Oslo Philharmonic a partire dagli anni Ottanta, quelli della collaborazione con Mariss Jansons. In locandina, a seguire, compare Grieg, un eroe nazionale in Norvegia, autore del fatidico Concerto in la minore oltre che fondatore dell’istituzione da cui avrebbe preso forma, giusto cento anni fa, l’attuale orchestra di Oslo. E, per finire, Don Juan, uno dei brani storici eseguiti dalla Oslo Philharmonic nella sua prima stagione, oggi al centro del più recente progetto discografico intrapreso dal gruppo sotto la guida di Petrenko e dedicato, appunto, ai poemi sinfonici di Richard Strauss.
Quarantatre anni, russo di San Pietroburgo, omonimo ma non parente di Kirill (guida dei Berliner Philharmoniker), Vasily Petrenko è direttore molto richiesto, attualmente, sulla scena europea. Più duraturo ancora di quello instaurato a Oslo è il suo rapporto con la Royal Liverpool Philharmonic Orchestra, tuttora in auge, mentre il legame proficuo con la EUYO si è allentato solo da pochi anni. Nel 2021, Petrenko assumerà la direzione musicale della prestigiosa Royal Philharmonic Orchestra di Londra, già creatura privilegiata di un altro suo maestro, ossia Temirkanov.
Dopo un solido apprendistato sinfonico, Petrenko è sempre più attratto, adesso, dal repertorio d’opera, nel quale ha condotto a cimentarsi varie volte la sua orchestra di Liverpool, con spirito da pioniere alla scoperta, per esempio, del mondo wagneriano. La stessa sana curiosità intellettuale lo spinge, anche dopo l’esperienza con la EUYO, a tenere vivi diversi progetti di formazione con giovani musicisti, nella convinzione che un direttore d’orchestra abbia una funzione sociale, oltre che artistica, da svolgere.
A giudicare dall’ampiezza degli interessi coltivati, Petrenko non merita l’etichetta di specialista di questo o quel settore, ma ogni volta che il discorso cade su Šostakovič, lo sguardo del direttore russo – che ha inciso tutte le Sinfonie del proprio concittadino per Naxos – si illumina: «Quando dirigo la sua musica – confessa – mi sembra di ritrovare tra le note le strade e i colori di San Pietroburgo, ed è una cosa davvero emozionante».
Stefano Valanzuolo