“L’era Salonen” a Los Angeles (i diciassette anni di Esa-Pekka Salonen alla guida della Los Angeles Philharmonic) hanno segnato una pietra miliare nella storia della musica classica americana secondo Alex Ross, lo storico critico musicale del New Yorker.
Sessantatreenne, originario di Helsinki, Esa-Pekka Salonen si è ritrovato quasi per caso sul podio delle orchestre più blasonate al mondo. La composizione è stata la sua prima vocazione e la bacchetta da direttore solo un espediente per assicurarsi che i suoi brani non cadessero nell’oblio e venissero eseguiti. La consacrazione sul podio è arrivata a ventiquattro anni, quando venne chiamato all’ultimo momento a sostituire un collega per la Terza di Mahler con la Philharmonia di Londra. Sebbene non avesse mai studiato la partitura, la serata si risolse in un trionfo, che proiettò Salonen tra i direttori più richiesti al mondo.
Pur avendo diretto al Lingotto nell’ambito di MITO SettembreMusica, Salonen non è mai stato ospite della stagione dell’Associazione Lingotto Musica. L’esordio, attesissimo, è previsto mercoledì 27 aprile alle 20.30 presso l’Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto di Torino. Per l’occasione salirà sul podio dell’Orchestre de Paris – la compagine di casa alla Philharmonie de Paris – il cui suono negli anni è stato plasmato dalla guida di Karajan, Solti, Barenboim, Bychkov, Harding e Järvi.
Il programma, che Salonen e l’Orchestre de Paris propongono in tournée a Parigi, Milano e Ferrara prima di approdare a Torino, abbraccia quasi novant’anni di musica. Si va dalla temperie ancora vagamente impressionistica della Pavane pour une infante défunte di Maurice Ravel, alla vena più schiettamente romantica della Symphonie fantastique: Épisode de la vie d’un artiste, en cinq parties di Hector Berlioz. Completa la serata Il mandarino meraviglioso, suite da concerto di Béla Bartók, mirabile sintesi dell’Espressionismo tedesco filtrato dal compositore ungherese e del folklore arcaico, di cui il musicista di Nagyszentmiklós fu un attento interprete.
Quella di Salonen è una parabola straordinaria di compositore, direttore, intellettuale e instancabile promotore della musica, che in oltre quattro decadi di attività ha svolto un lavoro fondamentale nella valorizzazione della musica contemporanea. Non solo è stato egli stesso un prolifico compositore (celebri i suoi L.A. Variations, Foreign Bodies e Insomnia), ma ha anche diretto prime esecuzioni assolute di brani di John Adams, Franco Donatoni, Arvo Pärt e Magnus Lindberg. Sfortunatamente non sono frequenti le sue apparizioni in Italia, di cui si ricorda una trascinante interpretazione al Teatro alla Scala di Da una casa di Morti, l’ultima opera di Leoš Janáček.
Ha spesso dichiarato di essersi formato tra i dettami del modernismo europeo e le pressioni delle élite musicali del vecchio continente. È stato proprio l’arrivo negli Stati Uniti a segnare un approccio nuovo alla musica per il compositore-direttore finlandese. La svolta liberatoria in America si è riflessa nel suo stile compositivo, ma anche nell’apertura verso le inaspettate configurazioni che la musica può attivare quando incontra la tecnologia. Pochi altri protagonisti del mondo della classica stanno infatti indagando le interazioni di musikè e téchne come lui: insieme alla San Francisco Symphony promuove progetti multidisciplinari che ricorrono alla robotica. Tra il 2008 e il 2021 è balzato alle cronache internazionali insieme alla Philharmonia di Londra per la commistione di digitale, realtà aumentata, installazioni e proiezioni video in progetti come Woven Words: Music begins where words end, la pluripremiata installazione RE-RITE e l’applicazione per Ipad The Orchestra.
Il concerto al Lingotto sarà introdotto da una conferenza a cura di Laura Cosso, a partire dalle 18.30 in Sala Madrid.
Edoardo Pelligra