Lo scorso ottobre avrebbe dovuto eseguire per la prima volta al Lingotto l’integrale dei Preludi di Chopin. Poi l’ennesimo stop ai concerti dal vivo che nessuno si aspettava. Un debutto fortunatamente solo rimandato per Gloria Campaner, pianista veneziana fra le più talentuose della sua generazione, applaudita per la sua versatilità nei teatri più prestigiosi ma anche impegnata a portare la musica nei luoghi meno convenzionali e più disagiati del mondo. Con I migliori anni della nostra vita, progetto audiovisivo ideato insieme allo scrittore Alessandro Baricco per Lingotto Musica, sarà protagonista di un viaggio affascinante fra musica e letteratura in sei puntate, che verrà trasmesso in prima visione ogni lunedì alle ore 21 sul canale YouTube dell’Associazione, dal 22 febbraio al 29 marzo.
Com’è nata l’idea di questo progetto a quattro mani?
«Complice l’amicizia di lunga data fra Alessandro e Francesca Gentile Camerana, il format nasce dalla volontà condivisa di creare un prodotto inedito, pensato esclusivamente per il web, che si distingua dall’offerta mainstream di opere e concerti in digitale per linguaggio e contenuti. Musica e letteratura non hanno mai cessato di scrutarsi, confrontarsi, influenzarsi, così abbiamo pensato di raccontare a modo nostro la scintilla che alimenta da secoli questa relazione entusiasmante. Quando si abbina l’ascolto di una pagina letteraria a quello di un brano musicale si genera un sound che ci proietta nel tempo e nello spazio in cui quella pagina e quel brano sono stati scritti. Si prende coscienza di come l’arte, in tutte le sue forme espressive, sia figlia del proprio tempo, di un preciso e irripetibile momento storico».
Quali saranno i “migliori anni della nostra vita”?
«Partendo da un titolo fortemente evocativo, che potesse illuminare di gioia il periodo difficile che stiamo vivendo, la scelta è ricaduta su quelle epoche in cui la coincidenza del bello, in musica come in letteratura, è stata particolarmente fortunata. Corrispondenze, simmetrie, divergenze fra arti sorelle che esploreremo, di puntata in puntata, nel formato ridotto della clip da 15-20 minuti, per regalare al pubblico un istante di evasione e meraviglia. Scrittura letteraria e sentire musicale sfumano spesso l’una nell’altro perché hanno una parentela stretta, come nei “ruggenti anni Venti” di Francis Scott Fitzgerald e Gershwin. Talvolta, però il loro accostamento procede per analogie inaspettate o addirittura per antitesi: l’“illuminato” Montesquieu può collocarsi accanto al suo contemporaneo Johann Sebastian Bach, mentre Proust e Skrjabin si fronteggiano alle soglie della Grande Guerra, fra memoria di una civiltà in disfacimento e presagio di imminenti catastrofi».
In che modo le letture saranno abbinate alle pagine da eseguire?
«Dopo una breve introduzione su protagonisti e interpreti, che avrà il compito di fermare la linea del tempo su un diverso decennio della Storia, ogni puntata ruoterà attorno alla lettura di pagine scelte, cui si alterneranno estratti da opere o sonate. Eseguiti in formazione di duo o trio, i brani risuoneranno con le atmosfere evocate dai testi, creando una partitura di equilibrio e intensa teatralità».
Sul palco dell’Auditorium Agnelli non sarete soli…
«A completare l’equipaggio saranno Sergej Krylov, Alessandro Carbonare e Enrico Dindo: grandi maestri e colleghi di fama internazionale che nelle loro carriere hanno sempre dimostrato una notevole apertura verso le contaminazioni. Nonostante lo scarso preavviso e la necessità di imbastire la produzione in pochissimi giorni, tutti hanno risposto al nostro appello con entusiasmo. Sotto la supervisione del regista Luca Scarzella, con cui collaboro ormai da dieci anni, abbiamo riscoperto la gioia del fare musica insieme, sebbene di fronte a un pubblico composto da sole maestranze. Alle nostre spalle dominerà la scenografia dell’Auditorium vuoto, con le meravigliose geometrie di Renzo Piano valorizzate dalla fotografia di Alessandro Verazzi».
Quale messaggio benefico può veicolare la musica nell’attuale clima di incertezza?
«La musica non è una semplice vibrazione che si propaga nell’aria, ma racchiude in sé un messaggio di purezza creativa che può aiutarci a non soccombere alla paura. Quando si affianca alle parole il messaggio si amplifica fino a generare una sinestesia di colori che pone lo spettatore in una dimensione sospesa, quasi extrasensoriale».
Che effetto le fa esibirsi senza pubblico e davanti a una telecamera?
«L’ansia da telecamera non è paragonabile a quella che si manifesta in una performance dal vivo. Semmai la tensione può derivare dalla consapevolezza di produrre musica da ascoltare e riascoltare di continuo. Grazie al workshop C#/See Sharp, adattato in versione online per la Scuola Holden, aiuto i giovani artisti a gestire le emozioni sul palco, ritagliando insieme a loro uno spazio di condivisione e ascolto. Curare lo stress psicofisico legato a una performance di qualunque natura (un colloquio di lavoro, un esame importante, una prova agonistica) è quantomai utile e attuale. Mettendo a disposizione la mia esperienza, insegno a unire respiro e voce per sintonizzarsi con sé stessi e con gli altri».
Valentina Crosetto