Takuya Otaki,
nuova star del pianoforte

Il pianista Takuya Otaki è il protagonista dell’appuntamento di dicembre di Lingotto Giovani, la stagione che da anni porta in via Nizza le stelle più promettenti del firmamento musicale, scoperte appena prima che appaiano sui palcoscenici di mezzo pianeta.
Nato in Giappone, attento tanto al repertorio classico quanto a quello contemporaneo, Takuya Otaki ha vinto nel 2016 il Primo premio al Concours International de Piano d’Orléans con diverse menzioni speciali. Da allora, ha cominciato una lunga serie di concerti che lo hanno visto protagonista in Italia, Giappone e Francia, per il Festival pianistico di Lille e al Mantova Chamber Music Festival.

Il primo cd dedicato a Bartók
Di appena qualche mese è Bartók e la virtuosité, la prima incisione discografica di Otaki per l’etichetta discografica Solstice, che comprende una parte importante dell’opera pianistica del compositore ungherese. Ascoltandone alcuni estratti, è facile capire cosa significhino le ultime righe della biografia ufficiale di Otaki: «scienza nella costruzione dei piani sonori, ascolto acuto e attento delle risonanze e degli armonici ma anche valorizzazione del colore e del ritmo, il pianoforte di Takuya è pieno di una grande forza immaginativa, nel contrasto perenne tra dolcezza e violenza». Sembra quasi impossibile che questa figura brevilinea, quasi esile, riesca a trasferire sui tasti una intensità e un peso sonoro così avvolgente, in bilico tra la rudezza e l’irruenza dell’età giovanile e la delicatezza di una maturità musicale che emerge chiara tra le pieghe dell’esecuzione.

Il variegato programma per Lingotto Musica
Nel programma di dicembre per il Lingotto, Takuya Otaki ha scelto di spaziare nel repertorio pianistico dal Bach assoluto delle Suite francesi al diabolico Mephisto Waltz n. 1 di Listz – in cui Mefistofele invita Faust a danzare sulla melodia di un violino che egli stesso suona, fino a farlo perdere nel bosco –, dal Bartòk della Rapsodia op. 1 ben rappresentata nel cd di esordio alla Sonata op. 1 di Berg, l’unica opera per pianoforte solo, nata alla scuola di Schönberg e in bilico sulla soglia della rottura della tonalità.
Un tuffo attraverso quasi duecento anni di musica, caldo ed intenso come l’approccio alla musica del suo esecutore.

Gabriele Montanaro