Fuochi d’artificio e bagliori lunari: le segrete assonanze di “Etoiles”. – Intervista a Giampaolo Pretto

Il concerto che Giampaolo Pretto, flautista da tempo passato al podio e da due anni guida stabile dell’Orchestra Filarmonica di Torino, dirigerà a MiTo propone un programma simmetrico nella struttura – ciascuna delle due parti si apre con un brano più breve e di effetto che introduce una pagina classica – e con un gioco di contrasti nel carattere – sfolgorio nella prima parte e luminosità lunare nella seconda.
Ne conversiamo con lui, cominciando inevitabilmente dal brano che è la sorpresa della serata perché questa ne sarà la prima esecuzione italiana. L’autore, Guillaume Connesson, programmaticamente eclettico (più attratto da pop, jazz, cinema, John Adams, Šostakovič che dalle avanguardie francesi e non) l’ha scritto a ventott’anni nel 1998 e si intitola Feux d’artifice.

«La scrittura del brano riflette molto chiaramente e programmaticamente il titolo: è un brano “artificioso”, in senso non negativo bensì come sinonimo di brillante, opera di un compositore con una vena personale e un linguaggio interlocutorio, molto direttamente comunicativo, che senz’altro si situa sul fronte della ripresa di stilemi novecenteschi e anche tardo-romantici e compone in uno stile sincretico, fra musica da film, un po’ di Strauss, Gustav Holst, e in un linguaggio sempre tonale, sia pure in modo estensivo.»

C’è anche un pizzico di Stravinskij, che novant’anni prima scrisse un brano quasi con lo stesso titolo?
«Nei colori, sì: il movimento orchestrale si basa su un ostinato di quartine di sedicesimi che Connesson riesce a non far mai suonare banali, ricoprendole con notevole abilità di colori un po’ tardoromantici, un po’ primo novecenteschi, fra cui appunto qua e là un tocco di Stravinskij. È dunque un brano luminoso e colorato, festoso, breve, molto d’effetto e impegnativo per l’orchestra».

Tutt’altre luci si trovano invece nel brano che apre la seconda parte, Aux étoiles di Henri Duparc, l’unico pannello rimasto di un Poema notturno in tre parti del 1874.
«Sì, qui tutto è lieve, tenue, delicatamente descrittivo, come un acquerello. È una breve miniatura in un linguaggio tardo ottocentesco, della scuola francese di César Franck e Saint-Saëns, ma con colori lunari che fanno pensare a Debussy».

Aux étoiles prepara all’Incompiuta di Schubert, come, nella prima parte, Feux d’artifice al Concerto in sol maggiore per violino e orchestra di Mozart: come sono nati questi accostamenti? «Il programma è nato per MiTo, secondo la linea data dal suo direttore artistico Nicola Campogrande, ma è un impaginato che riflette ciò che cerco anch’io quando ho il compito di programmare, ora come direttore e già prima come flautista: accostare brani diversi per notorietà, epoca, stili e linguaggi; a volte non c’entrano davvero nulla gli uni con gli altri, altre volte hanno assonanze un po’ segrete, ma restano distanti: ne nasce un tipo di dialogo che trovo stimolante e dirigo volentieri questo programma».

Ci sono qui segrete assonanze?
«Nelle coppie di brani delle due parti, sì. C’è una corrispondenza, senz’altro, fra la brillantezza variopinta di Connesson e quella scintillante e virtuosistica del Concerto mozartiano, che eseguiremo con Chloë Hanslip al violino: non ho ancora avuto il piacere di conoscerla, ma so che è un’interprete strepitosa. Nella seconda parte, l’Incompiuta di Schubert ha momenti di lievità che possono evocare la luce siderale di Duparc, ma solo alcune parti; è una sinfonia che presenta risvolti che non fanno pendant con null’altro in questo concerto e che invece, almeno per me, anticipano il dramma e la tragedia di molta altra musica del Novecento: l’Incompiuta contiene urli espressionisti ben lontani dall’oleografia di Connesson. L’ho diretta molte volte, oltre ad averla spesso suonata quando sedevo in orchestra, è una pagina che non smette di ammaliarmi e per me è senz’altro il piatto principale di questo programma. Trattandosi di Schubert, è da prendere con le pinze perché pone interrogativi di una complessità estrema, tanto da poter trovare risposte anche molto diverse; per esempio, eseguita a pieno organico ha senz’altro un immenso fascino, ma noi, con quello più raccolto dell’OFT, ne metteremo in risalto la ricchezza cameristica.»

Gaia Varon

martedì 11 settembre 2018
Conservatorio Giuseppe Verdi
ore 21

ETOILES

Orchestra Filarmonica di Torino
Giampaolo Pretto direttore
Chloë Hanslip violino

Guillaume Connesson
Feux d’artifice
PRIMA ESECUZIONE IN ITALIA

Wolfgang Amadeus Mozart
Concerto in sol maggiore per violino e orchestra K. 216

Henri Duparc
Aux étoiles

Franz Schubert
Sinfonia n. 8 in si minore D.759 “Incompiuta”