Quali parole ci vengono in mente se proviamo a evocare un paesaggio spagnolo? Probabilmente colore, sensualità, ritmo, architetture moresche. Le stesse parole della musica, a pensarci, le stesse “immagini sonore” che hanno forgiato la nostra idea di Spagna. Ci sembra di conoscere la Spagna anche grazie a Manuel de Falla, alla sensibilità con cui da grande musicista novecentesco si è appropriato di elementi che già all’epoca stavano scivolando nel folklorismo e che lui invece ha trasformato in qualcosa di originale. E ci è familiare anche la Spagna di Ravel, una Spagna filtrata da un raffinatissimo musicista francese, sempre pronto, però, a cogliere tutte le suggestioni di un popolo e di un paesaggio così vicini e insieme così diversi. Ma come sarà la Spagna di Mohammed Fairouz, classe 1985, musicista dal nome arabo e di formazione e residenza newyorchesi? Quali paesaggi evocherà “Al-Andalus”, il suo concerto per violino e orchestra? Il titolo ci riporta all’Andalusia, cioè alla Spagna degli arabi che nel Medioevo fu per alcuni secoli esempio di civiltà e convivenza di cristiani, musulmani ed ebrei e che fece della capitale Cordova una delle città più belle del mondo. Tre movimenti scandiscono, “classicamente” il concerto e ognuno di essi è un momento di quella storia.
Il primo, “Il volo di Ibn-Firnas”, celebra Abbas Ibn-Firnas (IX sec.), poeta e scienziato di Cordova, autore del primo tentativo documentato di costruire una macchina per volare (a lui è dedicato l’aeroporto di Baghdad). L’andamento incalzante del brano, il canto del violino che svetta alto sull’orchestra esprimono la sfida del volo, nonché l’ammirazione per chi quella sfida ha tentato. Il secondo movimento, Il collare della colomba, prende il titolo da un trattato sull’amore del poeta Ibn-Hazm (XI sec.), anch’egli di Cordova. Qui l’argomento ha dettato a Fairouz melodie languide e sinuose ispirate al maqam, il sistema modale arabo, che il violino è in grado di assecondare perfettamente. Sensualità e ritmo sfrenato tornano nel movimento conclusivo, Il ragazzo danzante, ispirato alla poesia omoerotica del sivigliano Ali Ibn-Kharuf (1205). Orchestra moderna, certo, e orchestrazione sapiente, ricca di echi andalusi, gitani e sefarditi. Perché anche oggi, come sempre, la musica è dialogo di popoli e culture.
Nicola Pedone