Se nell’immaginario comune l’arpa continua ad essere associata ad affusolate mani femminili, la storia dello strumento ci presenta in realtà una ricca galleria di eminenti arpisti, da Parish-Alvars a Salzedo a Zabaleta, fino alla star dei giorni nostri Xavier de Maistre.
Francese di Tolone, classe 1973, de Maistre ha cominciato a studiare arpa all’età di nove anni, aggiudicandosi nel 1998 l’International Harp Competition di Bloomington, Indiana, e vincendo subito dopo il concorso per arpa alla Filarmonica di Vienna, primo musicista francese a entrare nella prestigiosa orchestra. Lasciati nel 2010 i Wiener Philharmoniker per intraprendere la carriera solistica, de Maistre ha contribuito a ridefinire ai nostri giorni il ruolo e la fisionomia del suo strumento, promuovendolo dalle retrovie dell’orchestra al primo piano del solista. A questo punto, ricordava de Maistre in un’intervista, può sorgere il problema del repertorio «composto in gran parte da musicisti poco conosciuti, tra i quali non troviamo Beethoven o Čajkovskij». E allora è compito del concertista stesso stimolare nuove composizioni – è il caso di Après une visite à Gregynog dello svizzero Dubugnon, che Mito 2018 presenta in prima italiana – oppure mettersi personalmente al lavoro per “saccheggiare” repertori altrui. Ed è quanto ha fatto de Maistre per questo concerto (venerdì 7 settembre, Conservatorio, ore 21) in cui la presenza della leggendaria Lucero Tena alle nacchere rinforza ulteriormente il colore iberico. A parte infatti il già citato lavoro di Dubugnon, presentato in prima assoluta da de Maistre nel 2015 al Festival di Gregynog (Galles) e la Sonata di Soler, tutti gli altri brani sono trascrizioni.
L’estensione dell’arpa e l’agilità cui lo strumento può arrivare tra le mani di un virtuoso rendono infatti possibile “cannibalizzare” proficuamente molte pagine del repertorio pianistico, chitarristico e persino orchestrale, conferendo loro una nuova veste timbrica. Quanto poi all’ottuagenaria Lucero Tena, altra generazione ma stessa tempra e una personalità che impressionò Marlon Brando e Ava Gardner, de Maistre ama ricordare così il loro incontro: «Le fui presentato dopo un concerto a Madrid e subito mi innamorai di questa signora spagnola di origine messicana che rappresentava per me l’essenza stessa della Spagna, la sua fierezza e la sua energia». Dopo gli studi di danza classica e il trasferimento della famiglia in Spagna, Lucero scoprì il flamenco e con il flamenco ovviamente le nacchere. Di qui la seconda carriera di Lucero Tena come solista di castañuelas e la collaborazione con direttori come Rostropovič e Frühbeck de Burgos. L’incontro con de Maistre, propiziato dal direttore Lòpez Cobos, ha fatto riscoprire all’arpista brani che da tempo aveva in repertorio ma che Lucero Tena lo ha costretto a rivedere «in una luce completamente diversa, che da quel momento – è ancora de Maistre a parlare – avrebbe per sempre illuminato la mia carriera».
Nicola Pedone