Stravinskij e Beethoven: due rivoluzionari a confronto – Intervista a Ilya Gringolts

I lavori di Stravinskij per violino e pianoforte nacquero dall’incontro del compositore con il grande virtuoso di violino Samuel Dushkin, conosciuto a Parigi nel 1931. Stravinskij tuttavia – è lui stesso a raccontarcelo nelle sue Cronache – all’inizio non era affatto convinto che la combinazione tra i due strumenti funzionasse per la sua musica, troppo diversi i suoni “percussivi” del pianoforte da quelli morbidi e prolungati del violino. Qualcosa però gli fece cambiare idea e il grande Igor, rimodellando pagine del suo stesso repertorio, poté creare autentici gioielli. Nati per alimentare i recital del duo Dushkin-Stravinskij, queste pagine finirono per entrare a pieno titolo nel repertorio cameristico.

Maestro Gringolts, furono solo considerazioni pragmatiche a muovere Stravinskij o vi fu qualche scoperta che aprì al compositore nuovi orizzonti espressivi?
«Non lo sappiamo con certezza, resta il fatto che Stravinskij riuscì a conciliare in modo magistrale le differenze tra i due strumenti. E lo fece in due modi. Poiché il pianoforte non può “cantare” come il violino, la prima soluzione fu quella di esibire le possibilità percussive del violino. Gli esempi più ovvi sono la Tarantella dalla Suite e la Sinfonia e il Finale dal Divertimento. L’altra soluzione fu quella di mettere spudoratamente a contrasto la natura cantante del violino con le origini percussive del pianoforte, come appare chiaramente nei primi due movimenti del Duo Concertant, dove il violino conduce in porto quella melodia russa che sembra non finire mai, mentre il pianoforte suona percussivamente non tanto “con” il violino ma “in parallelo” al violino».

Anche le Sonate di Beethoven si pongono, a modo loro, il problema dell’equilibrio tra il violino e il pianoforte, un equilibrio che con Mozart era arrivato a un punto di perfezione “classica”. E Beethoven dove va?
«Più che Mozart, a me il riferimento sembra Haydn. Ma Haydn non ha scritto nulla di veramente importante per violino e pianoforte, mentre qui abbiamo a che fare con qualcosa di completamente rivoluzionario. Come nelle sinfonie e nei quartetti, Beethoven si inoltra ancora una volta in territori nuovi senza alcun timore».

Originariamente le Sonate op. 23 e op. 24 di Beethoven furono pubblicate insieme. Poi, per motivi editoriali, separatamente. Ma il grande violinista Joseph Szigeti diceva che in concerto andassero sempre eseguite insieme perché «le due opere si completano a vicenda». E così fate voi in questo concerto. In che senso le due opere sono complementari?
«Tutte e dieci le Sonate sono intimamente connesse e in un certo senso si completano. Queste due si completano nel senso in cui ying e yang, dimetricamente opposti, formano un tutt’uno. Pensiamo alla forma laconica dell’op. 23 e alla natura pastorale e sinfonicamente espansiva dell’op. 24».

Il programma propone anche alcuni brani dall’Oiseau de feux. L’originale per orchestra è il trionfo del colorismo della scuola russa. Come ha lavorato Stravinskij per questo arrangiamento?
«Anche qui Stravinskij e Dushkin hanno lavorato insieme, ma non possiamo sapere fino a che punto il violinista abbia preso parte all’arrangiamento e quanta influenza abbia avuto sul compositore. Certamente la scrittura per pianoforte, nella quale è trasmigrata gran parte del colore orchestrale, rivela la mano di Stravinskij».

L’accostamento di questi due autori apparentemente lontani, Stravinskij e Beethoven, può suggerire qualche inaspettata vicinanza?
«In Stravinskij come in Beethoven vedo la stessa forza rivoluzionaria, capace di riplasmare il corso stesso dell’arte. Sono due personalità che definiscono secoli di creatività umana».

Nicola Pedone

 

martedì 4 settembre 2018
Conservatorio Giuseppe Verdi
ore 21

MELODIE INATTESE

Ilya Gringolts violino
Peter Laul pianoforte

Igor Stravinskij
Suite per violino e pianoforte, da Pulcinella

Ludwig van Beethoven
Sonata in fa maggiore op. 24 “La primavera”
Sonata n. 4 in la minore op. 23

Igor Stravinskij
Prélude et ronde des princesses, Berceuse, Scherzo da L’oiseau de feu