Alla giovane arpista Tjasha Gafner il Premio “Renzo Giubergia” 2017

Occasioni musicali che valorizzano luoghi di interesse storico e artistico del territorio, premi e borse di studio per giovani talenti nazionali e internazionali, concerti e iniziative di alto profilo in collaborazione con le più importati istituzioni musicali torinesi: questi gli obiettivi della Fondazione “Renzo Giubergia”, l’ente nato per onorare la memoria del presidente di Ersel, scomparso nel 2010, e che vede la figlia Paola Giubergia presidente e Francesca Gentile Camerana direttore artistico.Il Premio “Renzo Giubergia”, del valore di 10.000 euro, per la sua quinta edizione è stato conferito a Tjasha Gafner, giovane arpista svizzera che dei suoi diciotto anni appena compiuti ne ha trascorsi undici in compagnia del suo amato strumento, esibendosi già in molti festival come solista e suonando con orchestre quali la Junge Symphoniker Basel, l’Ensemble Orchestrale de Paris, la Bayerische Philarmonie.

Tjasha, tu sei già stata premiata in diversi concorsi di rilievo, in Francia, in Belgio, in Ungheria, in Italia. Che cosa significa per te ricevere un premio?
È gratificante, certo, ma non è tanto importante il premio in sé, quanto il lavoro e la dedizione che impiego per prepararmi ad ogni concorso. E sono importanti gli impegni concertistici che ne derivano, che mi spingono a lavorare sempre di più e che mi fanno crescere nel mio percorso con lo strumento.

Hai suonato in molti festival, e insieme a diverse orchestre. Quali sono i compositori e le opere che oggi cominciano a far parte del tuo repertorio?
Ho suonato in diverse occasioni il Concerto per flauto e arpa di Mozart, un’opera fondamentale che mi piace molto, e ogni anno ho la possibilità di suonare opere di Bach, Haydn e Scarlatti. Poi mi piace far scoprire pezzi di artisti compositori, come Elias Parish Alvars e Pearl Chertok. Ma dal momento che l’arpa è uno strumento poco frequentato come solista e il repertorio è ristretto, spesso ho interpretato delle trascrizioni. Una tra quelle che preferisco è la trascrizione per arpa del poema sinfonico La Moldava di Smetana. 

Che cosa significa, avere una passione così importante, che ti accompagna da quando eri bambina?
La musica è presente da sempre nella mia vita, mi accompagna costantemente, sia ascoltandola, sia suonandola. È una passione irrinunciabile: è sempre lì! E l’arpa è divenuta in un certo senso la mia confidente più vicina, direi la più intima nel corso degli anni. È lei che mi ha fatto incontrare i miei amici più cari, che frequento ancora oggi. Per me rappresenta un’importante chance per poter crescere, per evolvermi con questa passione.

Anna Parvopassu