Beethoven e Ravel ma anche Krasa e Français per il concerto della De Sono affidato al Trio Astra con la partecipazione di Federico Tibone al pianoforte. Leader del trio è la violinista Anica Dumitrita Vieru, classe 1990, originaria della Moldavia ma di formazione internazionale. E proprio alla sua formazione ha contribuito, in maniera decisiva, la De Sono (che quest’anno ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica per l’attività di sostegno rivolta ai giovani musicisti) assegnandole nel 2014 un prima borsa di studio in collaborazione con il Conservatorio di Torino, con il sostegno della Compagnia di San Paolo, e dal 2016 la regolare borsa De Sono. Il concerto di novembre sarà l’occasione per conferire ad Anica, vero prodigio del violino, una ulteriore borsa supplementare, in ricordo di Maria Anna Tabusso, offerta dalla figlia Malvina Tabusso Sella, socia della De Sono.
«L’Associazione De Sono rappresenta per me e per la mia carriera un grande sostegno – dice Anica – è stata ed è tuttora, un fondamentale supporto per la mia crescita artistica e, lasciatemi dire, anche umana. Ricordo ancora oggi il giorno in cui ricevetti la notizia dell’assegnazione della borsa. Oltre ad una profonda gioia fu la prima grande conferma che tutto il lavoro fin li svolto stava dando i suoi frutti. Un segno che fece germogliare in me una grande fiducia. Attualmente, grazie a queste borse di studio, sto proseguendo la mia formazione a Ginevra con Sergey Ostrovsky».
Una volontà e una determinazione che, unite a una musicalità straordinaria, daranno vita a un concerto di raro interesse. Il programma prevede, infatti, celebri brani tratti dal repertorio accostati ad altri meno frequentati. Del primo gruppo fanno parte la Sonata n. 5 op. 24 (La primavera) di Beethoven e la Tzigane di Ravel, entrambe per violino e pianoforte.
«Pagine ampiamente eseguite – continua Anica – e che, proprio per questo, consentono all’interprete di presentare la propria lettura, il proprio gusto e la propria estetica confrontandosi con un pubblico che, per la maggior parte delle volte, ha in mente interpretazioni e registrazioni precedenti».
E poi la Passacaglia e fuga per violino, viola e violoncello di Hans Krása e il Trio per violino, viola e violoncello di Jean Françaix.
«Il brano di Krasa ha una storia che mi emoziona sempre ricordare. Lo scrisse nel 1944, l’anno nel quale fu deportato e ucciso ad Auschwitz. Una sorta di dolore premonitore si trova nella Passacaglia, mentre nella Fuga si percepisce l’eco di una vita spensierata, con brevi e guizzanti temi, che ricordano ritmi di valzer, come fossero memorie di una vita precedente. Il Trio di Françaix, invece, è la pagina che più mi ha fatto innamorare del sound che ha il trio d’archi. La prima volta che lo ascoltai, subito mi misi in moto per formare un trio d’archi e poterlo suonare. È un pezzo di grande difficoltà con numerosi temi, alcuni scanzonati, altri delicati che a volte mi fanno venire in mente ampie distese di campi selvaggi, altre volte l’innocenza di un gioco di fanciulli».
Paolo Cascio