Incontro di voci, incontro di culture.
Intervista a Mario Brunello

Un aspetto fondamentale del fare musica di Mario Brunello è la ricerca costante di contatti e intersezioni inusuali nell’ambito della musica classica, dei suoi riti e delle sue abitudini. L’incontro di Brunello con il coro nasce sicuramente da questa voglia di sperimentare. Ma c’è di più: «Quando cominci a suonare il violoncello – riflette Brunello – ti senti dire che il suono di questo strumento è quello che più si avvicina alla voce umana. Questa idea mi ha lavorato dentro negli anni, portandomi a sviluppare un’attenzione particolare per la voce, soprattutto per le voci che si combinano in un coro. Al punto che quando devo fare degli accordi con il violoncello, penso all’atto vocale di un coro. E invidio un po’ questi musicisti che senza uno strumento arrivano a tanto».

Dal desiderio di sperimentare concretamente l’incontro tra la “voce” del violoncello e le voci del coro è nata dapprima la collaborazione con il Coro della SAT, poi quella con il Coro del Friuli Venezia Giulia. «Un coro straordinario per competenza e passione, continua Brunello, con il quale lavoro da anni, tanto che adesso scrivono per noi». Il riferimento è a Flows per violoncello, coro e percussioni di Valter Sivilotti che chiude il programma. «All’inizio sembrava impossibile che la ricchezza di materiali proposta da Sivilotti potesse stare in un solo brano, ma poi tutto si è risolto nel modo migliore, riuscendo a dare compiutamente l’idea di culture che s’incontrano e si fondono».

Di Sivilotti è pure l’arrangiamento di Muss es sein di Leo Ferrè. Il volto più noto di Ferrè è quello dello chansonnier anarchico e ribelle, ma qui il titolo contiene un chiaro riferimento a Beethoven e al suo Quartetto op. 135
«Sì e non deve stupire, perché Ferrè è stato anche un compositore prolifico e un direttore d’orchestra. Basta farsi un giro in rete per vederlo, ad esempio, dirigere l’Egmont con l’Orchestra della Rai (si tratta dell’Orchestra Sinfonica della Rai di Milano, ndr). Muss es sein è un grido di libertà per voce, pianoforte e archi. Il nostro arrangiamento recupera la voce originale dell’autore grazie a un nastro messo a disposizione dai figli di Ferrè».

Siamo partiti dalla fine… Diamo allora uno sguardo al resto del programma: Fratres di Pärt che veste avrà?
«Fratres ha conosciuto un numero infinito di adattamenti e trascrizioni, non credo che qualcuno si offenderà se lo presentiamo in questa veste per violoncello, coro e percussioni!»

E nei brani di Bach, in che modo dialogano coro e violoncello?
«Dopo il mottetto Singet dem Herrn ein neues Lied (Cantate al signore un canto nuovo) affidato al Coro, viene il momento di intrecciare la cantata corale Christ lag in Todesbanden (Cristo giaceva nel sudario) con la celeberrima Ciaccona dalla Partita n. 2 in re minore per violino solo, che eseguo al violoncello piccolo. Tutto nasce da una ricerca della musicologa tedesca Helga Thoene, secondo la quale nella melodia della Ciaccona sono ravvisabili diversi corali bachiani, con una particolare ricorrenza di Christ lag in Todesbanden. Ma c’è di più: il sistema notazionale tedesco consente di trovare un equivalente tra le lettere e le note, così che il tema principale della Ciaccona conterrebbe anche una sorta di messaggio cifrato, ottenuto dal nome di (Maria) Barbara, la prima moglie di Bach, morta nel 1720. La teoria della Thoene è molto suggestiva e il primo a metterla in pratica, intrecciando la cantata pasquale con la Ciaccona-epitaffio, è stato il violinista Christoph Poppen con l’Hilliard Ensemble. In ogni caso, che sia violino o violoncello piccolo, suonare la Ciaccona con il coro è un’esperienza che raccomando a tutti quelli che possono suonare uno di questi strumenti».

Non dimentichiamo infine le bellissime Akhmatova Songs, in cui Taverner interpreta la poetessa russa che, a sua volta, dialoga con i suoi poeti preferiti: Dante, Puškin, Lermontov e Pasternak…
«Qui il coro tace e tutto si gioca tra me e Karina Oganjan. Senza la mediazione del coro siamo, in un certo senso, all’estremo opposto e la voce del violoncello deve confrontarsi direttamente con quella del soprano, così come voleva l’autore».

Nicola Pedone