L’utopia della musica per le Nazioni

Tra i noti autori della prima metà del Settecento François Couperin, che morì nel 1733, sette anni dopo la composizione de Les Nations (1726) – pagina che ascolteremo in concerto giovedì 5 settembre 2019 (Conservatorio, ore 21) nell’esecuzione di Les Talens Lyriques diretti da Christophe Rousset – fu quello che ebbe la maggiore creatività visionaria nelle sue trasformazioni formali e costruttive degli schemi ereditati dal Seicento.

Già le Sonate per essere, curiosa espressione che userà anche Vivaldi, composte a cominciare dal 1690, testimoniano sperimentazioni con titoli desueti e strambi. In pratica sono Sonate a tre:  La superba, Il visionario, L’astrale, La vergine, La Steinkerque. Ricercati anche i titoli dei suoi Ordres per clavicembalo, termine che dovrebbe significare “Ordine”, ma che attestano tutto il contrario: sono infatti successioni fantastiche quasi romantiche, con segnali che vanno dal licenzioso a quelli che, nella retorica poetica francese di allora, si chiamavano “les fous littéraires”. Troviamo infatti tra i titoli Le suore (bionde, brune), Api, Il diligente, La bruna tedesca, Il rinfrescante, Tedesco con due clavicembali, L’insinuante, Lo spumante, La piccola clip-senza ridere, e così si potrebbe dire per molto altro, come per le sue Leçons de tènebrés o per i suoi Gusti riuniti del 1724.

La morte di Luigi XIV, nel 1715, non aveva interrotto l’idea dell’assolutismo politico e musicale. Les Nations è composto di quattro Ordres: La Françoise, L’espagnole, L’impériale e La Piémontaise. Ciascuno rappresenta una suite di danze, questa volta denominate secondo il modello classico, ma con caratteristiche particolari. Le quattro Suite sono qui precedute da una Sonata in stile corelliano, che fa da collegamento uniforme al tutto, quasi fosse una sorta di “collante sovranazionale”.

La Françoise è il primo ingresso (la Francia era allora alleata con l’Olanda e l’Inghilterra contro la Spagna, segnata dalla politica aggressiva di Filippo V) cui segue, non a caso, L’espagnole. Riaffermata nel terzo Ordre la potenza francese, con L’impériale, dallo stile solenne e contrappuntistico, segue La Piémontaise, il cui riferimento è alla guerra franco-savoiarda che era arrivata fino all’assedio di Torino, ricordato ancora oggi per il sacrificio di Pietro Micca.

Con fantasia difficilmente eguagliabile, Couperin consegna un ritratto di ciascun Ordre seguendo gli stili delle varie tradizioni, disseminando codici riconoscibili dall’ascoltatore qua e là, ma l’architettura è sotto l’egida della Francia, per lui garante di una musica senza frontiere.

Massimo Venuti