Suonare in due, lo si sente dire spesso, è un po’ come vivere in due: è un equilibrio bellissimo ma estremamente delicato. Mai qualcosa di acquisito una volta per tutte; piuttosto un microcosmo che ha continuamente bisogno di essere nutrito, custodito, messo in discussione per poi trovare nuove solidità.
Il duo è il luogo dei grandi amori come dei grandi contrasti: sempre e comunque passioni forti.
L’edizione 2021 di MITO Settembre Musica ci promette un viaggio alla scoperta di quest’alchimia di coppia, con una serie di concerti che indagano alcune tra le infinite sfaccettature e sfumature possibili. Ci concentriamo, in particolare, su tre appuntamenti dedicati al rapporto fra strumenti ad arco (violino o violoncello) e pianoforte: formazioni canoniche legate ad alcuni tra i più alti capolavori della musica da camera, ma anche capaci di rivestire ruoli inediti. Tre momenti diversissimi quanto a interpreti e scelte di repertorio; il solo tratto unificante, come da tradizione di MiTo, è la certezza di trovarsi davanti ad artisti di straordinario talento e finezza esecutiva.
Si parte venerdì 17 settembre (salone del Conservatorio, ore 19 e 21.30) con una coppia d’assi, già avvezzi a incrociare le proprie strade: la violoncellista Miriam Prandi e il pianista Alexander Romanovsky. Il concerto che li vede protagonisti a Torino è una graduale immersione nel duo: si apre con celebri pagine solistiche, proposte però in modo da suggerire e sottintendere l’incontro che verrà. Si tratta della Suite n. 6 per violoncello solo di Bach (concepita per uno strumento a cinque corde, una montagna da scalare per ogni interprete che vi si accosti) e della Partita n. 3 per clavicembalo, proposta, in prima assoluta, in un’inedita trascrizione per violoncello e pianoforte, appositamente realizzata dai due interpreti. Tratto inusuale: le due composizione vengono eseguite in modo alternato, quasi intrecciandosi reciprocamente e creando così un gioco di specchi di sicuro effetto. Entrano poi in gioco, seppur solo adombrati dalle rispettive trascrizioni, altri strumenti: la viola da gamba e perfino una coppia di violini (quella del Concerto BWV 1043).
La serata porta a vari livelli la riflessione sul doppio: c’è, ovviamente, il rapporto fra i due artisti sul palco (val la pena sottolineare, al riguardo, che talvolta Prandi si esibisce in concerto, oltre che come violoncellista, anche in veste di pianista, il che le offre certamente uno sguardo privilegiato sullo strumento a tastiera con cui entra in dialogo). Non solo: sullo sfondo si delinea il rapporto tra due strumenti moderni (violoncello e pianoforte) e le loro controparti antiche (viola da gamba e clavicembalo), ma anche quello, particolarmente curioso, fra i due violini originariamente previsti da Bach e la nuova formazione che prende il loro posto.
Per la cronaca, il concerto è intitolato Abbracci: in tempi di distanze forzate e contatti fisici ridotti al minimo, questo dettaglio non può che evocare struggenti nostalgie. Oppure speranze per un rinnovato futuro.
Altro duo, altre sonorità: giovedì 23 settembre (Conservatorio, ore 19 e 21.30) un’autorità del violino come Sergej Krylov, erede dell’acclamata scuola russa, incontra Michail Lifits, uno dei nuovi astri del pianoforte: uzbeco di nascita ma tedesco d’adozione, nel 2009 si aggiudica il primo posto al Concorso Ferruccio Busoni, e da allora la sua carriera è un costante crescendo, che lo sta portando a calcare alcuni tra i più prestigiosi palcoscenici d’Europa, dal Concertgebouw di Amsterdam alla Tonhalle di Zurigo.
Insieme i due artisti esplorano, come promette il titolo del concerto, Il sorriso del Novecento. Sì, perché il “secolo breve” non è stato solo quello delle grandi rivoluzioni, delle avanguardie, del dissolvimento della musica tonale. A osservarlo tra le pieghe, vi si trovano pagine di grande ironia, tra ammiccamenti a un passato ormai perduto, richiami popolareschi, colori accesi e luci fugaci. Ecco allora un repertorio che contempera alcune chicche di Prokof’ev e Stravinskij con le atmosfere inconfondibilmente spagnole di Falla e le nostalgie di Kreisler.
In questa piccola collezione dedicata alle possibilità del duo non poteva mancare una pietra miliare come la Sonata “a Kreutzer” di Beethoven, densa di passioni travolgenti. A eseguirla, sabato 25 settembre (ore 17, Salone del Conservatorio) sarà un’altra coppia d’assi: la violinista moldava Alexandra Conunova (che, dopo la consacrazione al concorso Joachim di Hannover nel 2012 sta collezionando successi di calibro sempre maggiore) insieme con una stella del pianoforte come Enrico Pace. I due hanno costruito, nel tempo, una profonda affinità artistica. Fu la stessa Conunova – in un’intervista per questa testata, all’inizio del 2020 – a definire Pace come «il mio angelo del pianoforte» e ad annoverare la collaborazione con lui tra le esperienze più significative per la propria carriera.
Nel concerto, intitolato Passioni, alle tinte accese della celebre Sonata “a Kreutzer” si associa la Sonata n. 2 di George Enescu, che, seppur in un mondo radicalmente cambiato, eredita il modello beethoveniano, tenendone accesa la fiaccola.
Abbracci, Il sorriso del Novecento e Passioni: tre esperienze diversissime ma in certo modo complementari, grazie alle quali accostarsi alla formazione del duo, una tra le più affascinanti di sempre, scoprendone magie e intimi intrecci.
Lorenzo Montanaro