Se di follia si tratta, è senz’altro una follia sana, feconda. È il daimon romantico che spinge a immaginare un’opera inaudita per proporzioni e modernità, è la tensione verso l’inesplorato, è il senso di una sfida. Si ispira a questi stati d’animo il concerto che l’Orchestra Filarmonica di Torino, sotto la guida del direttore Giampaolo Pretto, proporrà martedì 23 ottobre (ore 21) nel salone del Conservatorio Verdi.
È il primo appuntamento di una stagione che si presenta come un viaggio, anzi, come un volo, per usare la metafora scelta dall’orchestra. Ciascuno dei dieci concerti, quasi come in un “concept album”, esplora un diverso moto dell’animo umano e si inanella con gli altri a formare una successione organica. Si comincia, appunto, con la follia. Per capirne il significato basta dare uno sguardo al programma della serata. A occupare il centro della scena è una pietra miliare della storia della musica: la Sinfonia n. 9 D944 di Franz Schubert, più nota al pubblico come “la Grande”.
«È proprio in quest’opera che abbiamo voluto intravedere la follia» spiega il maestro Giampaolo Pretto, direttore musicale dell’orchestra. «La Grande si stacca dalle altre, pur geniali, sinfonie che Schubert aveva composto in precedenza, per approdare a qualcosa di assolutamente inedito; seppur in modo inconsapevole, sembra prefigurare la grandiosità di Bruckner o di Mahler. In una parola, è una sfida: rispetto a ciò che Schubert aveva già scritto, ma anche nel confronto con i compositori della sua epoca. Il periodo (siamo intorno al 1828, ndr) è lo stesso del Quintetto in do maggiore con due violoncelli, altra opera imponente, che con la Sinfonia condivide la tonalità di do maggiore. Evidentemente, verso la fine della sua esistenza, Schubert ha avvertito il bisogno di dilatare le forme».
Il compositore sapeva perfettamente di star “giocando col fuoco”. In effetti, all’epoca l’opera venne ritenuta pressoché inseguibile, tanto che Schubert non poté mai ascoltarla. Per comprenderne il valore ci è voluto un altro genio: Robert Schumann, che molti anni più tardi recuperò la partitura in un cassetto, dove giaceva dimenticata. A lui (celebre la sua definizione di “sublime prolissità”) dobbiamo la riscoperta di quello che oggi è un caposaldo del repertorio romantico. Tutt’oggi la Grande resta una sfida, sia per il direttore che per l’orchestra».
Del resto, la Filarmonica di Torino non è nuova ad approcciare pagine monumentali (vengono in mente le esecuzioni mahleriane delle passate stagioni)…
«In passato avevo già diretto questo capolavoro di Schubert – ricorda Pretto – ma certo ogni occasione è storia a sé. Serve una lettura profonda della partitura, per riuscire a restituire il senso di fine imminente di cui è intrisa. Penso, ad esempio, ai ritmi ostinati, quasi “pre-minimalisti”. Sono figurazioni che fanno presagire la fine di un’esistenza, come in effetti è stato».
A corollario della Sinfonia, il concerto prevede altre due pagine schubertiane, più “leggere”: l’ouverture dall’opera Alfonso ed Estrella, e la Ballett Musik II da Rosamunde (opere legate fra loro, visto che alla prima rappresentazione di Rosamunde, non avendo avuto il tempo di comporre un ouverture, Schubert decise di prendere in prestito proprio quella di Alfonso ed Estrella).
Le atmosfere sono distanti dalla grandiosità della Sinfonia, eppure «anche in lavori così delicati, venati di levità fanciullesca, emerge, a tratti, qualcosa della follia romantica», conclude il maestro Pretto, confessando una speciale predilezione per la musica di Schubert. «C’è qualcosa in questo compositore che sento particolarmente vicino al mio spirito: è la declinazione della malinconia amorosa. È quel sentimento che egli stesso ha descritto così bene: “Quando volevo cantare l’amore, si trasformava in dolore; quando non volevo cantare che il dolore, questo si mutava in amore. Così dolore e amore si sono divisi la mia anima”».
Come da tradizione dell’OFT, il concerto di martedì 23 ottobre sarà preceduto da due preziose tappe di avvicinamento, entrambe aperte al pubblico: una prova di lavoro domenica 21 ottobre (ore 10) nella sala +SpazioQuattro (via Saccarelli 18) e una prova generale al Teatro Vittoria lunedì 22 (ore 18.15).
Lorenzo Montanaro