Far musica in salotto con Valentina Coladonato

E’ il Salotto il protagonista del concerto del 5 dicembre con Gli Archi dell’Orchestra Filarmonica di Torino, Sergio Lamberto maestro concertatore e il soprano Valentina Coladonato impegnata in arie e romanze di Schubert, Brahms, Tosti, Weill, Satie. Racconta il soprano: «Mi piace l’idea del salotto perché è il luogo degli incontri, delle chiacchiere, dello stare rilassati in modo amichevole, magari davanti a un thè; è il luogo dove ci si scambiano le confidenze o si conversa a cuore aperto del più e del meno, dipende dai casi. Luogo aperto alle risate, ma anche a profonde riflessioni, rigorosamente senza mai stare da soli, come succederebbe in camera da letto o nel privato del bagno, in una vasca piena di bolle».

E’ un programma molto vario nel quale deve cambiare pelle e voce più volte passando da Schubert a Satie: quanto è difficile riuscire ad essere così versatile in una sola serata?
​«Non molto. É lo studio  preparatorio che fa la differenza. Inoltre essere abituati alla musica da camera impone una certa disciplina in merito, che rende versatile il corpo e la mente a cambiare registro in pochi minuti. Un concerto da camera è laborioso tanto quanto un’opera lirica: lì l’impegno si concretizza nella scena e nel sostenere un singolo ruolo in una durata di tempo più lunga, ma spesso intervallata da pause in camerino. Nel concerto da camera, invece, basta il tempo di un breve applauso e si è subito concentrati su quello che segue. Di conseguenza anche il mood è già predisposto ad altro: una fatica mentale più che fisica, ma ugualmente impegnativa perché concentrata nello spazio di un’ora o poco più, da concerto appunto».

Lei è nata a Chieti, ma vive a Torino da alcuni anni: canta spesso il suo conterraneo Tosti? Un grande autore che l’Italia sottovaluta. Non crede?
​«Amo Tosti, e sono la prima ad averlo sottovalutato tanti anni fa. Forse non si apprezza abbastanza quello che si ha sotto gli occhi…​ E’ stata la mia carissima amica e strepitosa pianista Luisa Prayer, figlia acquisita della mia terra, a farmelo riscoprire e amare. Un compositore che in poche note soavi e tranquille armonie (mai troppo complessa la parte pianistica) offre suggestioni profonde, spesso accompagnate da testi sublimi quali quelli del Vate. Un connubio perfetto, scaturito da un incontro che avrebbe segnato la storia musicale e poetica italiana dell’epoca, presso il Cenacolo di Francavilla, dove a casa del pittore Michetti si riunivano artisti locali, e dove l’unione tra il più anziano Tosti e il giovane rampante e talentuoso D’Annunzio avrebbe prodotto faville musicali. Tosti va riscoperto, ma non nelle solite melodie che si conoscono e che ormai girano da tanti anni e che sono spesso cantate con una presunta tradizione interpretativa che oso definire dubbia. Tosti ha scritto migliaia di canzoni e le più belle sono in via di pubblicazione per la Brilliant Classics in un’opera mastodontica che spero abbia la maggiore diffusione possibile, e alla quale ho avuto l’onore di partecipare in un cd, assieme a Luisa Prayer e al tenore Aldo Di Toro».

Susanna Franchi