Raggiungiamo Luca Guglielmi prima della partenza per Barcellona, dove insegna all’Escola Superior de Música de Catalunya (ESMuC). Nonostante i tanti impegni all’estero, Guglielmi vive a Torino, dove è nato e dove ha studiato al Conservatorio e all’Università, per poi avviare una brillante carriera che da più di vent’anni lo vede attivo come solista e direttore, partner di artisti del calibro di Jordi Savall, Cecilia Bartoli, Ottavio Dantone e Christoph Prégardien. A gennaio collabora per la prima volta con l’Orchestra Filarmonica di Torino, che lo ha coinvolto nel doppio ruolo di concertatore al clavicembalo e di direttore, per trarre pieno profitto dalla sua personalità musicale eclettica.
Maestro, quando e perché ha avuto inizio la sua passione per la musica antica?
La mia prima scuola di musica, in cui entrai all’età di otto anni, era molto atipica e diretta da un outsider della musica torinese come Vittorio Bonotto, che oltre ad aver realizzato una sintesi dei principali metodi didattici europei, insegnava ai bimbi l’organo, il clavicembalo e il pianoforte contemporaneamente. Per me quindi la Musica è sempre stata quella che va dal 1400 alla contemporanea, senza distinzioni. Quando sono uscito da quest’ambiente “protetto” e sono entrato nel “mondo” ho scoperto che esistevano distinzioni e pregiudizi ai quali sono sempre rimasto estraneo, anche se mi hanno creato non pochi problemi a livello professionale, per la mia natura difficilmente incasellabile ed etichettabile…
Se qualche decina di anni fa la musica antica era pressoché assente dai cartelloni delle associazioni concertistiche, oggi si assiste al moltiplicarsi delle esecuzioni e alla presenza di un pubblico di veri e propri fan, appassionati e competenti. Da che cosa dipende questo fenomeno? Che cosa è successo nel frattempo?
Effettivamente sembrerebbe essere proprio così, anche se non sono sicuro che la presenza statistica della musica antica corrisponda a una reale comprensione o apertura da parte del pubblico. Il moltiplicarsi delle esecuzioni è forse dovuto alla maggior “commercializzazione” del fenomeno ma mi sembra che, nel complesso, il “Canone Classico” non sia stato troppo scalfito nella sua graniticità e tutto ciò che precede Bach è ancora percepito più o meno benevolmente come “preistoria”, con le dovute eccezioni: penso a Monteverdi, ormai entrato persino nel repertorio operistico dei teatri di tradizione o a Marin Marais, reso celebre da un film con Gerard Depardieu e la colonna sonora curata da Jordi Savall.
L’Orchestra Filarmonica di Torino sta realizzando progetti molto interessanti per avvicinare i giovani alla classica, non solo come ascoltatori, ma anche per gli aspetti organizzativi. Conosce esperienze analoghe all’estero?
La parte relativa all’educational è ormai comune per fortuna a molte realtà. Questo sforzo dell’OFT di fare formazione anche a livello di management culturale è sicuramente meno presente e lo trovo degno di nota.
Durante il concerto di gennaio rivestirà i ruoli di concertatore al clavicembalo e di direttore. Sono esperienze diverse o analoghe?
Il concertatore al clavicembalo è il direttore per la musica con il basso continuo. Per questo repertorio strumentale si comunica meglio suonando che dirigendo con le mani o la bacchetta. Con la presenza di un coro il discorso sarebbe diverso, anche se spesso dirigo dall’organo anche i programmi di musica sacra monteverdiana. Per il repertorio fino a Bruckner (dato che tutta la musica tonale è riconducibile a una linea di basso continuo con una melodia) il direttore “suona” l’orchestra ma non cambia la sua percezione del fenomeno musicale melodico-armonico-ritmico.
Quest’anno ha compiuto 40 anni. Qual è il bilancio della sua carriera e quali i progetti e i sogni per il futuro?
Il bilancio è sicuramente molto positivo e sarei un ingrato nei confronti del mio karma se mi lamentassi! Tuttavia, come dicevo, i pregiudizi della separazione dei repertori e la falsa percezione dei concetti di musica “antica” e “moderna”, nonché l’attuale organizzazione del mondo musicale, mi hanno sforzato ad avere una vita professionale “a cielo aperto” e una “nelle catacombe”… Finora la mia attività nel mondo dell’interpretazione con strumenti antichi è stata preponderante mentre l’attività compositiva e soprattutto la direzione d’orchestra in campo sinfonico-operistico sono state in secondo piano. Adesso vorrei invertire le tendenze!
Laura Brucalassi