Il viaggio dell’Orchestra Filarmonica di Torino prosegue il 4 dicembre con uno scalo intrigante: il concerto Inganni.
In questo appuntamento i pezzi in programma, per motivi diversi, sembrano nascondersi dietro una maschera: basta poco, però, per rimuoverla e scoprire che la loro bellezza non dipende da un trucco. Il violinista Marco Rizzi, protagonista della prima parte del concerto, ci aiuta a svelare alcuni misteri.
Maestro Rizzi, ogni concerto dal vivo ha qualcosa di magico, a volte si ha l’impressione che gli interpreti vadano in armonia come per incanto. In realtà basterebbe ascoltare una prova per cambiare idea: il pubblico dell’OFT avrà l’opportunità di assistere alla prova di lavoro (2 dicembre, ore 10, +SpazioQuattro) e alla prova generale (3 dicembre, ore 18:15, Teatro Vittoria) per entrare dentro i pezzi e dentro il lavoro dell’orchestra.
Dal suo punto di vista, l’apertura delle prove dei concerti al pubblico sbiadisce l’effetto magico oppure rende l’esperienza di ascolto ancora più avvincente?
«L’idea delle prove aperte al pubblico mi piace molto, credo che anche per gli esecutori sia molto stimolante lavorare e cercare di sviluppare la propria interpretazione in presenza del pubblico. Gli ascoltatori sicuramente possono approfittare di uno sguardo “dietro le quinte” che oltre a soddisfare alcune curiosità particolari li conduce ad un ascolto più consapevole e più completo al momento dell’esecuzione».
Il primo pezzo in programma è un vero trompe-oreilles. Quando nel 1931 venne alla luce il Concerto Adélaïde anche musicisti esperti e sensibili credettero che si trattasse di una composizione di Mozart, invece qualche decennio dopo si scoprì che il vero autore era il francese Marius Casadesus. Che aspetto la sorprende o la diverte di più di questo Concerto?
«Col senno di poi è abbastanza chiaro che questo concerto è un falso, scritto sulla falsariga di tutte le composizioni per violino e orchestra di Mozart: a ben guardare si presenta infatti come un pot-pourri di stilemi che emergono qua e là nei concerti per violino e nella sinfonia concertante. Il pezzo è godibilissimo, sia da ascoltare sia da suonare, e mi piace pensare di aver ulteriormente mischiato le carte in quanto il tempo del terzo movimento sarà più simile a quello di una tarantella che a come l’aveva pensato Casadesus, più serioso e severo. Tarantella che – ho controllato – Mozart usa una sola volta a conclusione di una delle sue sinfonie.
Il Concerto Adélaïde ci spinge a interrogarci sul nostro modo di ascoltare la musica. Ad esempio, quanto condiziona il nostro ascolto il nome di un compositore famoso? Il Concerto Adélaïde ci piacerebbe di più se fosse attribuito a Mozart? Lei cosa ne pensa?
«Questa è più una domanda di marketing che di livello musicologico. Personalmente credo che chi suona e chi ascolta al momento del concerto si abbandoni all’effetto della musica in sé stessa, ma come sappiamo, in qualsiasi ambito della nostra vita il valore di qualcosa è dato sia dal valore reale sia dall’”etichetta” che questa cosa si porta appresso. La musica evidentemente non fa differenza e ne è un chiaro esempio il celebre Requiem mozartiano: pur essendo stato concluso dall’allievo Süssmeyer, dopo la morte di Mozart venne presentato come opera interamente autografa nella biografia curata dal secondo marito di Costanze».
Nel Concerto n.1 k 207 di Mozart non ci sono trucchi. Tuttavia, questa pagina, come molte altre del salisburghese, può essere chiamata una “finta semplice”. Per l’ascoltatore tutto scorre con grande immediatezza e chiarezza, ma la musica non è per niente scontata, in particolare la parte del solista è tutt’altro che facile. Lei come descriverebbe questa composizione?
«Sicuramente il Concerto K 207 è un concerto di stampo vivaldiano, ricco di notevoli passaggi brillanti e virtuosistici. È un concerto a torto considerato minore, poiché la freschezza e le intuizioni che si trovano in questo brano sono assolutamente deliziose. I più acuti conoscitori di Mozart troveranno nel terzo tempo anche un’anticipazione di un’aria del Don Giovanni».
Liana Püschel