A gennaio l’Orchestra Filarmonica di Torino porta il pubblico in Sala da pranzo e imbandisce un gustoso menù in cui, oltre brani tratti dalla Tafelmusik di Georg Philipp Telemann e alla Sinfonia “La Poule” di Haydn, presenta una nuova composizione appositamente commissionata.Ne parliamo con l’autore, Matteo Ruffo, musicista appena trentenne che il pubblico di Torino conosce nella fila dei primi violini dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai (dal 2011), ma i cui interessi spaziano su più fronti: primo violino del Quartetto Perosi, vanta anni di collaborazione con gruppi da camera come I Solisti Veneti e i Virtuosi Italiani e tra le sue passioni include la filosofia e la composizione.
Maestro, può darci qualche anticipazione sul suo nuovo brano? Come si inserirà nel curioso tema del concerto?
La composizione si intitola Persicos odi ed è un omaggio all’omonima poesia di Orazio [tratta dal Primo Libro delle Odi ndr], a cui mi sono ispirato proprio per via del tema conviviale che fa da sfondo all’ode, in cui il poeta rappresenta se stesso come un tranquillo commensale che chiede al proprio servo di preparargli un sobrio banchetto. Il richiamo a Orazio ha inoltre influenzato la stessa tecnica compositiva su più fronti: in particolare l’analisi della struttura metrica ha comportato la ricerca di strutture corrispondenti dal punto di vista ritmico e armonico.
Quali strumenti saranno protagonisti del brano?
L’organico impiegato è identico a quello della Sinfonia “La Poule”di Haydn e alterna sezioni in cui viene impiegata l’intera massa sonora a disposizione ad altre più cameristiche, in cui vicendevolmente (ma in maniera piuttosto equilibrata) i vari strumenti si rendono protagonisti del discorso musicale.
Laura Brucalassi