Novembre sarà il mese della Leggerezza per gli archi dell’OFT Airlines, emblematico titolo della Stagione concertistica dell’Orchestra Filarmonica di Torino in calendario martedì 13 novembre (Conservatorio, ore 21). Il primo violino concertatore Sergio Lamberto ci accompagna al decollo.
Maestro, cos’è per lei la leggerezza, in musica e nella vita?
La leggerezza è ciò che ci consente di liberarci dalla zavorra causata dagli ostacoli costruiti ad arte dalla nostra mente nelle situazioni difficili.
Recentemente, nel dover affrontare un impegnativo concerto per il quale sentivo il forte peso della responsabilità, ho dovuto ricorrere a stratagemmi che mi aiutassero ad affrontare il mio compito, riducendo la pesantezza che la mente mi creava.
Col tempo sto imparando ad essere “più leggero” nonostante riesca ad andare più a fondo nelle cose. Ciò naturalmente vale per la musica come per la vita.
Corelli, Glass, Händel, Geminiani, Pärt e Vivaldi hanno composto in epoche e luoghi distanti, con stili differenti. Quali caratteristiche hanno permesso che i vari brani rientrassero in un concerto dedicato alla leggerezza? Può suggerirci alcuni aspetti particolari a cui prestare attenzione in questo programma per godere pienamente dei voli musicali di questi grandi compositori?
Philipp Glass è il capofila del minimalismo, uno stile basato, in generale, sulla estrema riduzione del materiale musicale. Arvo Pärt era un ricercatore di vibrazioni: il suo metodo compositivo, da lui stesso definito “tintinnabula”, trae origine dallo studio delle risonanze delle campane. La sua musica è a volte talmente leggera nella scrittura da risultare quasi rarefatta e spesso la sua ispirazione trae spunto dal canto gregoriano e dalla musica medievale, ma ha anche affinità col minimalismo del Novecento.
Cosa aspettarsi infine dal barocco di Corelli, Geminiani, Vivaldi e Händel? Inconsciamente qualcosa di lieve e piacevole, ma ad ogni ascolto si prova anche stupore per una musica che riesce a muovere insieme le corde della gioia e della malinconia.
Una musica trasparente, che va interpretata con passione e leggerezza.
Il concerto è preceduto da tre tappe di avvicinamento: un incontro al Circolo dei Lettori venerdì 9 novembre alle 18.30, una prova di lavoro domenica 11 novembre (+SpazioQuattro ore 10) e una prova generale lunedì 12 novembre (Teatro Vittoria, ore 18.15). In base alla recente esperienza di OFT, ha notato un cambiamento nel pubblico grazie a questi incontri? Pensa che grazie a questa articolazione gli ascoltatori si sentano aiutati a comprendere meglio il processo di lavoro e a partecipare con un ascolto più attivo al concerto?
Sono convinto che le tre fasi che precedono i nostri concerti siano una bella opportunità sia per coloro che le seguono separatamente che per quegli ascoltatori che vivono il percorso di avvicinamento nella sua interezza.
In entrambi i casi noto un crescente interesse da parte del pubblico e spesso ho anche modo di interagire con le persone, le quali mi esprimono le diverse sensazioni, scaturite da un incontro, da una prova di studio o una prova generale.
Tra le sue molte attività, lei annovera l’insegnamento al Conservatorio di Torino. Crede che le ragazze e i ragazzi possano trovare grazie alla musica un desiderio di volo, una “leggerezza profonda” che a volte quest’epoca sembra bandire?
Da molti anni insegno con grande passione al Conservatorio di Torino e questa attività è sempre fonte di crescita interiore, di studio dell’animo umano e della personalità. I ragazzi trovano nella musica, ognuno in modo diverso e personale, una fonte di grande arricchimento. La “leggerezza profonda” della musica aiuta a capire che la leggerezza non è sinonimo di frivolezza o superficialità così come la profondità di pensiero, imposta dall’interpretazione musicale, non è certo sinonimo di pesantezza.
Lei suona il violino “Pierre Dalphin” – Ginevra 1991: che rapporto ha con il suo strumento?
Del mio violino “Pierre Dalphin” sono letteralmente innamorato. Col proprio strumento si cresce insieme, lo si cura quasi come un essere vivente e, come succede spesso anche nei rapporti più belli, a volte si litiga un po’.
Possiedo anche un bellissimo violino costruito recentemente da Dario Albesano che a volte alterno al mio.
Nei cinque concerti dedicati a Teresina Tua che recentemente l’hanno vista impegnata a Chicago, ha suonato il violino Stradivari “Mond”, appartenuto alla violinista torinese e da lei donato al Conservatorio di Torino. Cosa significa per lei suonare questo strumento?
Con lo Stradivari “Mond -Tua” ho provato cosa significhi avere tra le mani un mezzo espressivo tra i più perfetti e appaganti.
Il violino è per me il trasmettitore delle sensazioni interiori, sia sonore che sentimentali. Questo Stradivari mi ha consentito di esprimere alcune cose che forse mai mi era capitato di poter “pronunciare” con altrettanta eloquenza ed efficacia.
Marida Bruson