«Il concerto del futuro è un mix di tradizione e audaci scambi tra culture»
Intervista ad Alexander Mayer.

A marzo l’Orchestra Filarmonica di Torino ci invita ad assaporare le note di Beethoven, Strauss e Hindemith in un viaggio a più tappe e in tutta calma.
Si comincia domenica 24 alle ore 10 con la Prova di lavoro (+SpazioQuattro) per arrivare lunedì 25 alle ore 18,15 alla Prova generale (Teatro Vittoria) ed eccoci infine pronti per il concerto Serenità di martedì 26 alle ore 21 (Conservatorio Giuseppe Verdi).
Il direttore d’orchestra Alexander Mayer ci accompagna e consiglia per godere appieno del potere rigenerante della musica e ci conduce fino alle porte del concerto “del futuro”.
Fate un bel respiro e lasciate a poco a poco il rumore del mondo allontanarsi…

Il titolo della serata sarà Serenità: ritiene che la musica possa essere considerata come un rifugio, non per sfuggire alla realtà, ma per ricaricarsi e affrontare le sfide della vita?
«Sì, assolutamente! A cosa serve la musica, se non a ricaricarci e ad ispirarci? A permetterci di attraversare le frontiere, letteralmente, ma anche di superare i limiti della nostra mente, condurci più lontano rispetto alla nostra piccola vita quotidiana?»

Ha dei consigli per assaporare al meglio il concerto?
«Spegnete i vostri telefoni cellulari! State con noi, semplicemente, per due ore! Con i musicisti che saranno in scena, ma anche con Paul, Richard et Ludwig… Ve lo prometto: insieme passeremo una serata straordinaria!»

Beethoven, Strauss e Hindemith, con i loro diversi stili, trasmettono emozioni differenti: quali sono i punti in comune tra i tre compositori?
«Tutti e tre erano tedeschi! Più seriamente, direi che ciò che li accomuna è l’attenzione che hanno prestato alle possibilità formali della musica. Tutti e tre hanno provato e sono riusciti a sviluppare le loro idee personali all’interno di forme prestabilite. In questo senso, si potrebbe dire che tutti e tre sono stati dei “conservatori progressisti”»

Per ciascun concerto di questa stagione, l’Orchestra Filarmonica di Torino propone una prova di lavoro e una prova generale aperte al pubblico: gli ascoltatori possono così gustare il dietro le quinte e allo stesso tempo rendersi conto che l’incanto della musica si costruisce con un lavoro minuzioso. In che modo questo può cambiare la recezione del pubblico?
«Il pubblico è sempre molto interessato a scoprire che cosa succede dietro le quinte. I commenti sono generalmente molto positivi: se hanno potuto assistere al processo di lavoro, gli ascoltatori ci dicono di aver meglio “compreso” l’opera e di aver maggiormente apprezzato la musica durante il concerto»

La presenza del pubblico durante le prove come cambia il lavoro del direttore d’orchestra e dei musicisti?
«Direi che si tratta di riuscire a lasciarsi “osservare” durante il proprio lavoro. Se ci si riesce, allora la presenza del pubblico, fondamentalmente, non cambia nulla»

Lei è salutato come un direttore d’orchestra “moderno”, questa modernità si declina a volte attraverso felici contrasti, come ad esempio l’accostamento di Mendelssohn con i suoni elettronici. Come immagina il “concerto del futuro”?
«Molto vivo! A mio avviso, ciascuna stagione dovrebbe essere unica: idealmente un’orchestra non dovrebbe essere in contatto soltanto con la propria eredità musicale, ma anche con la comunità della città e della regione nella quale evolve, cercando attivamente e audacemente gli scambi con i diversi attori culturali e anche con altre culture. D’altra parte, non bisognerebbe mai avere paura di “perdere” il concerto nella sua forma classica. Non lo condanniamo alla routine: un’esperienza nuova non può che essere positiva!»

Marida Bruson