L’illuminazione è arrivata durante una vista al Castello di Rivoli. «Di fronte a un’opera di Richard Long, Romulus Circle, semplicissima, composta da pietre disposte in cerchio, ho avvertito un senso di benessere e rassicurazione. Qualcosa che non provavo da tempo» ci racconta Michele Mo, presidente dell’Orchestra Filarmonica di Torino. E siccome, da sempre, le arti si parlano, il passo verso l’universo musicale è stato breve. Ecco allora Forme, una mini-stagione cameristica che OFT ha in programma per i mesi di ottobre e novembre. «Attingendo alla geometria elementare, che esiste in natura e nella musica, vogliamo rassicurare, rasserenare. Ne abbiamo tutti bisogno in questo delicato momento di ripartenza, nel quale, pur tra difficoltà e incertezze, cerchiamo di ricostruire i legami che la pandemia aveva bruscamente troncato». Basi semplici e riconoscibili, dunque.
Si comincia il 18 ottobre (Teatro Vittoria, ore 21) con il cerchio: sei musicisti, tutti archi. Gli appassionati di cabala e numerologia avranno di che divertirsi. Sul palco infatti ci saranno tre strumenti (violino, viola, violoncello), ciascuno dei quali rappresentato da due esecutori. Due sono anche gli autori in programma: Richard Strauss e Brahms. L’8 novembre (Teatro Vittoria, ore 21) la figura del pentagono sarà impersonata da un quintetto con pianoforte, che eseguirà una tra le composizioni più celebri per questa formazione: “La trota” di Franz Schubert. Poi ancora Brahms. Il 29 novembre (Teatro Vittoria, ore 21) a vestire i panni del quadrato sarà invece un insolito quartetto. E proporrà, tra l’altro, un insolito Mozart.
A proposito di forme, la scelta degli interpreti risponde a un chiaro criterio simmetrico. A salire sul palco saranno infatti dieci giovani musicisti, che verranno valorizzati dalla guida esperta di tre tutor: il violinista Sergio Lamberto, il flautista Giampaolo Pretto (rispettivamente primo violino e direttore musicale di OFT) e il pianista Andrea Lucchesini (che ha già più volte collaborato con l’orchestra, in veste di solista).
«Questa scelta» racconta Mo «si riallaccia a un preciso percorso. Nelle nostre file, infatti, abbiamo accolto numerosi giovani brillanti, che poi hanno spiccato il volo, vincendo concorsi in orchestre e formazioni cameristiche. Siamo orgogliosi di questo ruolo formativo e speriamo di continuare ad accompagnare tanti ragazzi verso un brillante futuro». Per i giovani protagonisti (ci fa piacere citarli tutti, in rigoroso ordine alfabetico: Alessandro Avico, contrabbasso; Fabrizio Berto, violino; Lucia Caputo, violino; Fabio Fausone, violoncello; Edoardo Grieco, violino; Giorgia Lenzo, viola; Virginia Luca, viola; Martino Maina, violoncello; Francesco Massimino, violoncello; Lorenzo Nguyen, pianoforte) i concerti avranno una duplice valenza: palestra di crescita e possibilità di esibirsi in un contesto di rilevo.
Quanto alle scelte di repertorio, ci sono pagine molto note e rassicuranti – come, appunto, il Quintetto “La trota” di Schubert – ma, nello stile di OFT, c’è anche il desiderio di ricerca. «Il programma più originale è senz’altro quello del 29 novembre, che vede Giampaolo Pretto affiancarsi al Trio Chagal». Quindi flauto, violino, violoncello, pianoforte: formazione non certo delle più usuali: «una simpatica sfida», la definisce Mo. «Nella Sonata di Martinů (H 254) si esclude il violoncello, mentre nel Divertimento in do maggiore di Haydn (Hob. IV:1) si esclude il pianoforte, sperimentando così diversi equilibri». Lo “strano quartetto” si presenta al completo nella celeberrima Sinfonia K. 550 di Mozart, eseguita però nella versione per pianoforte, con accompagnamento di flauto, violino e violoncello, trascritta da Muzio Clementi.
Val la pena ricordare che, nel solco di una tradizione tipica della filarmonica torinese, ogni concerto è anticipato, il giorno precedente (ore 10-13), nella sala Più Spazio Quattro, da una prova di lavoro aperta al pubblico: imperdibile occasione per scoprire come si costruisce un’esecuzione e quanto sapiente studio si nasconda dietro ogni appuntamento concertistico.
Chiudiamo con una suggestione. Da diversi anni OFT ha abituato il suo pubblico a marcare ogni stagione con un fil rouge tematico, che idealmente tiene insieme i vari appuntamenti in uno sguardo complessivo. La scorsa stagione si è chiusa nel segno dei colori, con l’esperimento di abbinare a ogni concerto un’opera pittorica, appositamente realizzata dall’artista Elena Giannuzzo. Le forme, in programma per l’autunno, sembrano esserne la naturale eredità. E non è tutto. «Un’evoluzione di queste forme» anticipa il Presidente, lasciando intuire qualcosa, ma senza svelare troppo «sarà alla base della stagione concertistica che si aprirà a gennaio».
Lorenzo Montanaro