Signore e signori buonasera, stiamo per eseguire il Concerto per… Vediamo se indovinate lo strumento solista. Pianoforte? Violino? Violoncello? No, no, mi spiace, avete sbagliato, ed è inutile che tiriate fuori la chitarra, le percussioni, la macchina da scrivere o chissà quale altro sempre più remoto strumento. Impossibile azzeccare, garantito. Perché? Perché stasera, per la prima volta, il solista siete voi, il pubblico. Non sapete suonare? Non c’è problema, il compositore ha pensato anche a questo, visto che non si improvvisa un’esecuzione e come per tutti i solisti e le orchestre del mondo c’è bisogno di provare…
Inizia proprio dalla prova in assieme l’esperienza tutta nuova procurata dal Concerto per pubblico e orchestra di Nicola Campogrande, un brano composto nel 2015 su commissione della Philharmonie di Parigi, la nuova, bellissima casa della musica inaugurata quell’anno e collocata dal Ministero della Cultura in periferia, con il preciso scopo di intercettare nuovo pubblico e di farlo anche provando a cambiare il suo rapporto con la musica. Questo Concerto prevede un’orchestra classica, due direttori, uno per l’orchestra e uno per il pubblico, cui vengono forniti due caramelle e un kazoo (la voce per cantare la portano da casa…).
Un gioco serissimo, come tutti i giochi più divertenti, a cui potrete prendere parte martedì 11 giugno 2019 (Conservatorio, ore 21) nell’ambito della stagione dell’Orchestra Filarmonica di Torino.
Scopriamo le “regole del gioco” insieme all’autore.
Nicola Campogrande, com’è nata l’idea di questo brano, perfetto per i propositi dell’audience engagement?
Il coinvolgimento del pubblico e un contatto nuovo e diverso con la musica classica era precisamente identificato dalla scelta di costruire la Philharmonie e di commissionarmi un brano di questo tipo, per il quale riconosco un debito nei confronti della città di Parigi e dell’Orchestra dell’Île-de-France, che mi ha chiesto esplicitamente un lavoro che richiedesse la partecipazione concreta delle persone in sala. Il mio obiettivo è poi stato di fare in modo che il contributo dato dal pubblico non fosse superfluo, ma che fosse parte integrante della composizione: in altre parole senza l’esecuzione della parte scritta per il pubblico ci sarebbero dei vuoti, il pubblico è davvero il solista del concerto. Questo è il motivo per cui la serata comincia con un’autentica sessione di prova, con l’orchestra schierata, il suo direttore e il direttore del pubblico. Solo dopo comincia il concerto vero e proprio, che comincia sempre con un altro brano (in questo caso la Sinfonia della Cenerentola di Rossini), e poi il mio Concerto, così che la prova sia, com’è giusto, separata dall’esecuzione e che il pubblico possa entrare come solista nel mezzo di un rituale che già conosce.
Come ha scelto gli strumenti? Le caramelle servono forse a sdoganare o a estirpare il rituale dello “scartamento” in sala da concerto…?
Intanto servivano strumenti economici, poi certo la caramella è un noto fenomeno da concerto! Ma quando a un certo punto la senti scartare da migliaia o centinaia di persone tutte insieme… è un suono! E poi la caramella riveste una funzione fisiologica, perché aiuta a preparare la gola per il secondo movimento, quando il pubblico è chiamato a cantare. Nel terzo e ultimo tempo si suona il kazoo, uno piccolo strumento vero e proprio. In nessun caso si improvvisa, tutto è scritto con frasi e ritmi definiti che vengono concertati dal “direttore aggiunto”, rivolto verso il pubblico.
Mi fa piacere poter rivelare, in questa occasione torinese, che sin dalle fasi progettuali del mio lavoro, non richiesta ho ricevuto una collaborazione fenomenale da parte di Pastiglie Leone, che mi mandò una decina di buste con diverse caramelle affinché potessi scegliere quelle che funzionavano meglio: stabilità nel palmo della mano, rumore prodotto alla percussione con le dita… Come se non bastasse, la caramella prescelta veniva in origine prodotta con una miscela contenente della menta piperita, possibilmente da evitare per chi canta, e loro sono stati così gentili da produrne una variante senza menta. Ebbene, le caramelle Leone con “miscela Campogrande” hanno accompagnato tutte le esecuzioni date sinora, dalla prima di Parigi nel 2015 a Milano, Francoforte, Roma, L’Aquila, Matera… spero anche a New York il prossimo dicembre!
Parliamo anche della musica che ha scritto per l’orchestra, da un punto di vista formale.
La forma che è più riconoscibile è quella del secondo movimento, che è una passacaglia, perché il pubblico ripete più volte una breve melodia e l’orchestra sviluppa delle variazioni su quella melodia. Gli altri movimenti hanno strutture non della tradizione e in generale non c’è nessun tipo di semplificazione rispetto al mio linguaggio musicale. È peraltro significativo che questa sia stata la mia prima composizione pubblicata da Breitkopf, l’editore in attività più antico al mondo (fondato nel 1719), e che il suo direttore abbia istintivamente collocato il mio catalogo nella serie dei “classici”.
L’ascolto della musica, nello spettatore-esecutore, viene intensificato, c’è una concentrazione diversa anche quando ascolta “soltanto”. È così?
Assolutamente sì. Come sempre, quando scopri come si fa qualche cosa, poi tutte le volte che lo vedi fare la tua percezione cambia, guardi e ascolti con una consapevolezza che prima non avevi. In tutti i contesti in cui è stato dato questo Concerto, l’esecuzione degli altri brani ha sempre avuto una concentrazione da parte del pubblico diversa, e l’orchestra l’ha sempre percepito: ricordo parole emozionate ed emozionanti da parte dei professori d’orchestra, perché si sono sentiti addosso un fiato e una tensione da parte del pubblico che non avevano mai incontrato. Il pubblico diventa musicista e quindi ascolta dei colleghi.
Simone Solinas