Alena Baeva e Julian Rachlin. Dipingere con il suono del violino il chiaroscuro delle emozioni

Quando Alena Baeva entra nel palcoscenico si ha l’impressione di essere in presenza di una regina. Per meglio dire, di una principessa kirghisa, perché è lì che è nata, in quella remota repubblica dell’Asia centrale, pochi anni prima che l’impero sovietico implodesse, provocando in tutta la costellazione di stati satelliti una lunga scia di disordini. In realtà, Alena è nata in Kirghizistan per caso, perché i genitori, entrambi musicisti, erano stati mandati laggiù a lavorare. Appena scoppiata la guerra civile, dopo la caduta dell’Unione Sovietica, il padre riesce a rifugiarsi con la famiglia ad Almaty, fino al 1997 capitale del Kazakhstan, un tempo conosciuta come Alma-Ata, la città dove nel 1928 Stalin fece mandare in esilio Lev Trockij. Un mondo turbolento, quello dell’Asia centrale, dove le radici culturali della vecchia Russia si mescolano alla forza di una natura selvaggia e alle permanenti infiltrazioni del variopinto mondo asiatico, fonte di un folklore orientalista penetrato nella musica russa fin dai tempi del Gruppo dei Cinque.
La piccola Alena scopre ad Almaty di avere nelle mani una forza prodigiosa, che le fa suonare il violino con una facilità straordinaria e una precisione eccezionale. A dieci anni i genitori la portano a Mosca, dove può studiare in scuole consone al suo talento, che non manca di rivelarsi nelle sedi deputate. Rimane per dodici anni al Conservatorio di Mosca con Eduard Grach, un ottimo maestro che getta le fondamenta della sua tecnica nella grande scuola violinistica russa: suono potente, vibrato intenso, intonazione millimetrica. Queste doti bastano e avanzano ad Alena per vincere a quindici anni il Grand Prix al Concorso Wieniawski, ma non sono sufficienti per trasformarla in una vera artista. Per fortuna è notata da Rostropovic, che le offre la possibilità di ampliare i suoi orizzonti studiando in Francia. Qui trova un grande maestro, Boris Garlitsky, che parla la sua stessa lingua tecnica, ma che dopo vent’anni di vita in Occidente ha imparato a cogliere altre sfumature della musica e a dipingere con il suono del violino il chiaroscuro delle emozioni. Alena assorbe uno stile musicale più europeo, addolcisce le crudezze muscolari del virtuosismo, illumina il suono dei classici con una luce più fulgida. La Francia diventa col tempo la sua seconda patria, o quasi, perché Alena decide di stabilirsi in Lussemburgo, dove vive con il marito e i due figli. Sul palcoscenico, però, spunta fuori la natura imperiosa del suo temperamento, il dominio assoluto sull’orchestra, il carattere eroico del suo virtuosismo, leggermente venato di un’espressione tragica nello stile del suo leggendario e sfortunato idolo Michael Rabin. La ascolteremo all’auditorium Rai Arturo Toscanini giovedì 5 (ore 20.30) e venerdì 6 dicembre 2019 (ore 20) con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai.

AUSTRIA/Vienna/ Wien/Julian Rachlin (C) Julia Wesely – bei jeglicher Veroffentlichung wird um Nennung der Bildautorin gebeten!

Un altro violinista che ha fatto il viaggio da Est a Ovest, come Alena Baeva, è Julian Rachlin. La differenza è che Rachlin arriva a Vienna a soli tre anni, anch’egli seguendo i pellegrinaggi dei genitori musicisti. In pratica, della nativa Vilnius rimane solo il lontano ricordo di un violino da bambini regalato dal padre che il piccolo Julian suonava dritto come il violoncello del papà. Pur essendo ancora molto giovane, Rachlin è ormai un veterano delle scene, che calca da trent’anni da protagonista, con un’attività incredibilmente intensa come solista, insegnante, direttore d’orchestra, animatore di festival di musica da camera.
Pur avendo lasciato la Lituania così presto, Rachlin ha conservato molto forti le radici di un mondo musicale straordinario che ruotava attorno al Conservatorio di San Pietroburgo. Gli amici di famiglia sono Valerij Gergev, Symon Bychkov, Mariss Jansons, per citare i musicisti arrivati ai vertici della scena musicale internazionale. Rachlin, però, è cresciuto totalmente in Occidente, ha studiato a Vienna e poi con Pinchas Zukerman, che lo ha convinto a imbracciare anche la viola. Non è stato difficile, perché Rachlin ha sempre sognato di suonare il violoncello, come il padre, e la viola in fondo era un modo di avvicinarsi a quel tipo di suono. Come il suo maestro Zukerman, anche Rachlin alterna facilmente i due strumenti in concerto, anche se in questo caso è previsto solo il violino. Ma con Rachlin non si sa mai, perché è un artista curioso e imprevedibile, aperto e generoso. E la viola, in realtà, è il suo amore segreto.
Julian Rachlin sarà ospite della stagione dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai giovedì 12 (ore 20.30) e venerdì 13 dicembre (ore 20).

Oreste Bossini