Andrés Orozco-Estrada. Comunicativa e profondità salgono sul podio

Se non conoscete Andrés Orozco-Estrada e volete farvi un’idea del carattere estroverso del direttore colombiano e della sua capacità comunicativa, sempre sostenuta da tecnica sicura e da una preparazione di prim’ordine, allora forse la cosa migliore è cercare in rete uno dei concerti “Spotlight” con la Frankfurt Radio Symphony, di cui Orozco-Estrada è direttore principale dalla stagione 2014-2015. Lo vedrete all’opera mentre smonta e rimonta un brano musicale con la complicità dell’orchestra e il coinvolgimento divertito del pubblico, nello spirito del grande Leonard Bernstein, in quel saper coniugare alta divulgazione e profondità di interpretazione.

Nato a Medellín, Andrés Orozco-Estrada inizia il suo apprendistato musicale sul violino, ma già a 15 anni riceve le prime lezioni di direzione d’orchestra. Nel 1997 è all’Università di Musica e Arti dello Spettacolo di Vienna per studiare direzione con Uroš Lajovic, a sua volta discepolo del leggendario Hans Swarowsky. Sono anni di intenso apprendistato che non tarderanno a dare frutti: oltre al già menzionato incarico presso la Frankfurt Radio Symphony, Orozco-Estrada diventa anche direttore musicale della Houston Symphony Orchestra e, dalla stagione 2020-2021, direttore principale dell’Orchestra Sinfonica di Vienna.

Ospite di altre prestigiose orchestre internazionali, il direttore colombiano si è già esibito in Italia con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e con la Filarmonica della Scala e ora è atteso al debutto con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai venerdì 6 maggio 2022 (alle ore 20) e sabato 7 maggio (alle 20.30) con un programma che lo vede affiancato a un grande del violino come Julian Rachlin per il Concerto n. 3 di Mozart.

Una sorta di incontro tra destini incrociati, quello tra Orozco-Estrada, direttore partito come violinista, e quello della star del violino Rachlin, che sempre più spesso ama cimentarsi nella direzione d’orchestra. E il punto d’incontro sarà appunto quella “dolce fantasticheria” (Abert) del Concerto per violino e orchestra K. 216.

Ma lo spirito di Mozart pervade un po’ tutto il programma della serata, dall’Euryanthe di Carl Maria von Weber, insieme a Mendelssohn il più mozartiano dei romantici tedeschi, e le due splendide pagine di Richard Strauss, un compositore che non ha mai fatto mistero del suo amore profondo per il genio di Salisburgo. Una passione che nel poema sinfonico, Don Juan, è evidente fin dal titolo e che nel Rosenkavalier lavora sottotraccia, dalla prima all’ultima nota, in quella struggente evocazione di un Settecento perduto e recuperato solo nella luce malinconica della nostalgia del primo Novecento.

 Nicola Pedone