Sarà l’Auditorium Toscanini ad accogliere il 13 gennaio (riflettori accesi alle 20:30) la prima esecuzione italiana del Secondo dei concerti che Jörg Widmann ha dedicato al violino. Un’occasione ghiotta per conoscere uno tra i compositori oggi più attivi sulla scena internazionale, un’occasione importante per ascoltare una solista d’eccezione: Carolin Widmann, violinista di grande e riconosciuto talento e sorella del compositore.
Jörg Widmann, che divide il suo tempo d’artista tra la composizione, la direzione d’orchestra e l’impegno come clarinettista, ha portato a termine questo suo Secondo concerto per violino e orchestra nel 2018. Il debutto è avvenuto il 31 agosto di quello stesso anno alla Suntory Hall a Tokyo, con l’autore sul podio, la parte solistica affidata proprio a Caroline Widmann, cui la partitura è dedicata.
Nel presentare quest’opera, Jörg Widmann chiarisce che per lui il Concerto per violino è una sorta di “genere sacro” e al contempo un genere cui affidare appunto le cose più intime. Da qui la dedica alla sorella, il violino visto come strumento di un canto portatore delle più diverse emozioni umane. Brano intenzionalmente riflessivo e meditativo, dunque, i cui trentacinque minuti di durata si articolano in tre movimenti, dai titoli davvero significativi: Una ricerca, Romanze, Mobile.
Il primo e il terzo movimento sono di pari lunghezza e i più brevi dell’intera composizione: circa cinque minuti ciascuno. Il titolo del primo lascia intendere che protagonista è soprattutto il violino solista, alla ricerca – è proprio Widmann a sottolinearlo – di sé stesso, della sua voce, di gesti, figure, connessioni. Sporadiche le risposte dell’orchestra, ma funzionali alla costruzione di un dialogo tra le due parti. Il materiale elaborato in questo primo movimento ritorna nel terzo. Mobile per definizione, un moto continuo, molto veloce, ed in certo senso risolutivo dell’intero lavoro nella leggerezza della parte solistica. Risolutivo anche perché è nella Romanza centrale che Widmann costruisce un “cosmo psichico molto ramificato”, un “viaggio verso l’interiorità”.
Un percorso che attraversa diverse zone emozionali in un alternarsi tra momenti riflessivi ed intimi e vere e proprie esplosioni di suono. Insomma, Widmann propone all’ascoltatore una sorta di esplorazione in territori limitrofi – il sacro ed il personale appunto -, attraverso i quali sarà il violino-mentore a guidarlo. Del resto, Jörg Widmann conosce bene il talento della sorella Caroline, un talento fin dai suoi esordi impegnato nel dar voce proprio alle pagine della musica dei nostri giorni e del secondo Novecento.
Sul podio il lettone Andris Poga. Classe 1980, dal 2013 al 2021 direttore principale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale Lettone, per la quale tuttora collabora come consulente artistico, assistente di Paavo Järvi a Parigi, Poga è già stato sopite di molte tra le maggiori orchestre ed in Italia ha diretto l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
Oltre al Secondo concerto per violino e orchestra di Widmann, Poga affronterà una pagina tanto celebre quanto complessa: la Sinfonia n. 15 in la maggiore op. 141 di Dmitrij Šostakovič. Ultima tra le sue pagine sinfoniche, fu composta nel 1971. La prima esecuzione, diretta dal figlio Maksim, avvenne nella Sala Grande del Conservatorio di Mosca l’8 gennaio del 1972. Partitura di straordinaria efficacia, a posteriori potremmo leggerla come il testamento musicale di uno dei maggiori protagonisti della storia dell’arte dei suoni, storia che, a cominciare dalla citazione dall’Overture del Guglielmo Tell nel primo movimento, questa sinfonia in certo qual modo racconta.
Il concerto, proposto in serata unica, è trasmesso in diretta su Radio3 e in live streaming su raicultura.it.
Fabrizio Festa