Daniel Harding e Leonidas Kavakos: coppia di assi nella stagione dell’OSN Rai

30Aprile, il più crudele dei mesi secondo Thomas S. Eliot, non sembra così malvagio per l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, dal momento che porta all’Auditorium “A. Toscanini” due artisti di spicco della scena internazionale come il direttore inglese Daniel Harding e il violinista greco Leonidas Kavakos (giovedì 7 alle ore 20.30 e venerdì 8 alle ore 20).

Harding – sì, proprio lui, il direttore d’orchestra con la passione sconfinata per il volo tanto da prendere il brevetto da pilota e farsi assumere da Air France – torna a dirigere l’Orchestra Rai per la quarta volta, dopo il debutto nel 2020. Fa parte di quella manciata di Maestri che il direttore artistico dell’Orchestra, Ernesto Schiavi, definisce “di famiglia”. Nel caso di Harding la definizione è quanto mai appropriata, perché Schiavi, quando era responsabile della Filarmonica della Scala, ha coltivato e pazientemente fatto crescere come fosse un figlio il talento di questo giovane enfant prodige della bacchetta, scoperto da Simon Rattle tra i ragazzi dell’Orchestra di Birmingham e proiettato da Claudio Abbado in una dimensione internazionale, affidandogli la guida della Mahler Chamber Orchestra appena formata.

Schiavi gli ha dato subito fiducia e l’ha portato a soli vent’anni sul podio della Filarmonica, prendendo un certo rischio, perché dirigere un’orchestra professionale in un grande teatro come la Scala non è la stessa cosa che lavorare nella comfort zone di un gruppo di musicisti più o meno coetanei con i quali si è cresciuti e si sono divise passioni anche al di fuori della musica, compresa quella per il calcio (Harding è un tifoso sfegatato del Manchester United). La scommessa è risultata vincente, e nel tempo il loro rapporto ha dato ottimi frutti per entrambi alla Scala. Era naturale che Schiavi, arrivando a Torino, cercasse di portare alla Rai un direttore ormai di rilievo internazionale come Harding, che ha dimostrato di voler proseguire la collaborazione con uno dei suoi primi sostenitori anche al di là della Scala.

Il programma scelto per questo ritorno è di tutto rispetto. Due lavori potenti e di grande respiro si fronteggiano nelle due parti del concerto. All’inizio, Harding dirige il Concerto per violino di Béla Bartók, summa della lunga esperienza di scrittura per gli strumenti ad arco del compositore ungherese, che aveva simbolicamente incarnato nel violino lo spirito della musica contadina. Solo un violinista impavido, tecnicamente agguerrito e poeticamente visionario come Leonidas Kavakos poteva accettare la sfida di un concerto concepito come una grande sinfonia e strumentato con un’orchestra sterminata.

Nella seconda parte, invece, Harding e l’Orchestra interpretano il grande congedo di Brahms dalla gioventù, la Prima e tormentata Sinfonia in do maggiore del compositore tedesco, ormai radicato a Vienna: un’ode al periodo eroico della sua vita ormai definitivamente chiuso e superato, non senza rimpianti.

Oreste Bossini