Dantone torna sul podio dell’OSN Rai con Beethoven e Mendelssohn

Dopo la pausa natalizia, Daniele Gatti ha inaugurato la stagione concertistica 2022 dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai in grande spolvero, restituendo tutto l’afflato mistico di due pagine come l’ouverture dal terzo atto e l’Incantesimo del Venerdì Santo dal Parsifal di Wagner, insieme all’ultima e incompiuta sinfonia di Bruckner. Il 20 e il 21 gennaio l’OSN Rai vedrà il ritorno di Juraj Valčuha, direttore principale della compagine RAI dal 2009 al 2016 e attualmente direttore musicale del San Carlo di Napoli.

Ottavio Dantone salirà invece sul podio dell’Auditorium Arturo Toscanini di Torino giovedì 27 e venerdì 28 gennaio per il terzo appuntamento della stagione (in diretta streaming su Rai Play il 27).
Clavicembalista e direttore d’orchestra, negli ultimi trent’anni Dantone si è affermato come un interprete imprescindibile della musica barocca secondo la prassi dell’epoca. Come solista e direttore ha all’attivo una quarantina di registrazioni tra cd e dvd, spesso incisi con l’Accademia Bizantina di Ravenna, l’ensemble di strumenti antichi di cui è alla testa dal 1996.
È stato il primo clavicembalista italiano a trionfare ai concorsi internazionali di Parigi e di Bruges negli anni Ottanta e come direttore si è dedicato gradualmente alla musica classica e romantica, oltre che a quella barocca. E c’è proprio una pagina emblematica del Classicismo viennese come la Sinfonia n. 1 in do maggiore op. 21 di Ludwig van Beethoven al centro del concerto che segna il suo ritorno sul podio dell’OSN RAI, con cui ha sovente collaborato nelle ultime stagioni.
Beethoven si affacciò relativamente tardi al genere sinfonico, considerando che alla stessa età in cui presentò la sua Prima sinfonia due illustri colleghi come Mozart e Haydn ne avevano già composte rispettivamente trentasei e venti. Il primo lavoro del compositore di Bonn tradisce un approccio cauto al sinfonismo, come se Beethoven volesse intanto esplorare e padroneggiare adeguatamente il genere, mantenendosi nel solco della tradizione tracciata da Mozart e Haydn. Solo successivamente avrebbe profondamente rivoluzionato il linguaggio sinfonico con l’impronta personalissima che contraddistingue le sinfonie seguenti.

A oltre trent’anni dopo risale la Sinfonia n. 4 in la maggiore op. 90 detta “Italiana” di Felix Mendelssohn-Bartholdy, che completa il programma della serata. Fu abbozzata inizialmente tra il 1830 e il 1831, durante un soggiorno in Italia: la luminosità del Mediterraneo, il tripudio della campagna romana e il brio delle tradizioni popolari locali pervadono la sinfonia, che non a caso l’autore stesso così descriveva: «È il lavoro più gaio che io abbia mai finora composto, specialmente nel finale. Niente ancora ho deciso per il tempo lento; forse dovrò aspettare di essere a Napoli per compierlo». La Quarta volge lo sguardo verso uno stile classico, pur mirando allo stesso tempo a una sintesi con un sentire già schiettamente romantico.

Edoardo Pelligra