Può suonare strano parlare di debutto quando si sono superati (e da un pezzo!) i settanta.
Eppure le cose tra Christoph Eschenbach e l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai sono andate proprio così. E chi era presente all’Auditorium Toscanini nell’aprile del 2017 per quella “prima volta” del direttore tedesco con l’OSN Rai, ricorda ancora l’energia e il calore, non meno che il rigore, con cui Eschenbach guidò l’orchestra nell’Italiana di Mendelssohn e nella trascrizione di Schönberg del Quartetto n.1 in sol minore op. 25 di Brahms per grande orchestra.
Il felice incontro non poteva restare senza seguito e dunque ecco di nuovo Eschenbach, questa volta al fianco di una vecchia conoscenza dell’Orchestra Rai come Arcadi Volodos, per una serata (mercoledì 6 e giovedì 7 febbraio, Auditorium Rai Arturo Toscanini) che incornicia il Terzo concerto per pianoforte e orchestra di Beethoven con due pagine di Dvořák. Entrambi i brani del compositore boemo, l’ouverture da concerto Karneval e la Sinfonia n. 8, sono una lunga, appassionata dichiarazione d’amore di un musicista per la propria terra, le sue tradizioni e i suoi colori, il tutto elaborato attraverso la sapienza compositiva maturata alla scuola di Brahms.
Dal canto suo Eschenbach, tedesco slesiano di Breslavia (Wroclaw per i polacchi, Breslau per i tedeschi) sembra trovarsi nella posizione privilegiata per interpretare queste pagine che rappresentano un momento di equilibrio ideale tra la tradizione colta europea e uno dei patrimoni etnico-musicali più ricchi d’Europa.
Tutto da inventare, invece, ogni volta, è il punto di equilibrio tra solista e orchestra nel

Photo: Marco Borggreve
Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra di Beethoven. Qui, anche se il modello è ancora quello di Mozart, soprattutto dei Concerti K. 466 e K. 491, non a caso entrambi in minore, molti aspetti della scrittura pianistica non sono più “classici”; per esempio, l’entrata del pianoforte con il tema esposto in doppie ottave, che sviluppa una potenza di suono sicuramente inaudita nei concerti precedenti. E qui varranno l’esperienza e la personalità di Arcadi Volodos, russo di San Pietroburgo, più volte ospite dell’OSN Rai, con la quale ha partecipato a importanti festival internazionali ed è stato protagonista di fortunate tournée, ricordiamo quella del 2014 in alcune delle più prestigiose sale da concerto svizzere e tedesche.
Pianista che unisce alla robustezza del suono una tecnica sopraffina, Volodos ha dichiarato recentemente che il virtuosismo, in un’epoca di pianisti iperveloci, in sé non significa niente, è pura ginnastica delle dita. Il vero virtuoso, ha aggiunto Volodos, è colui che ha coraggio, che osa, per esempio, trarre dal pianoforte, anche dalle pagine più semplici, colori e sonorità non udite prima.
Nicola Pedone