I concerti di marzo dell’OSN RAI
James Conlon e Jan Lisiecki protagonisti

Giovedì 4 e il 25 marzo, l’OSN Rai affida il podio per due Concerti d’inverno al maestro James Conlon, già direttore principale della formazione e adesso attesissimo ospite. Entrambi gli appuntamenti saranno trasmessi in diretta alle 20,30 su Radio 3, per Il Cartellone di Radio3 Suite, e in live streaming su raicultura.it; in più, il concerto del 25 potrà anche essere ascoltato sul circuito Euroradio. In questo modo, attraverso mezzi tradizionali e mezzi innovativi, prosegue l’impegno dell’Orchestra Rai con la musica dal vivo.

La serata di giovedì 4 marzo vedrà come protagonista Jan Lisiecki. Il giovane pianista canadese debuttò nell’Auditorium Arturo Toscanini di Torino nel 2016, ma sin dal 2010 (cioè dall’età di appena quindici anni) si esibisce nelle sedi concertistiche più prestigiose accanto alle migliori orchestre e incide regolarmente per Deutsche Grammophon. Quando il suo incredibile talento fu svelato al mondo, la CBC National News gli dedicò un breve documentario, The reluctant Prodigy, nel quale l’artista adolescente spiegava: “Voglio solo esprimere quanto è bella la musica, quanto meravigliosamente fu scritta, e non quanto sono bravo o veloce io nell’interpretarla”. Queste parole continuano a descrivere bene l’arte di Lisiecki, ammirato per la sua capacità di svelare la bellezza di ogni frase musicale.

Chopin, Schumann e Mendelssohn costituiscono il cuore del suo repertorio; non sorprende quindi che ora proponga il Concerto in la minore per pianoforte e orchestra op. 16 di Edvard Grieg, una composizione che deve molto a quei tre grandi maestri.
Il Concerto di Grieg, scritto nel 1868, combina infatti l’eredità romantica con il folklore norvegese. Ne risulta un pezzo che, pur essendo modellato sul Concerto per pianoforte di Schumann (con cui condivide la tonalità e il carattere sognante), è del tutto personale, ricco di freschezza melodica e di armonie originali. La tonalità minore non deve trarre in inganno: qui il compositore, poco più che ventenne, volle riversare la felicità piena e autentica sperimentata durante una vacanza estiva insieme alla moglie e alla figlia neonata.
Di tutt’altro carattere è invece la Sinfonia n. 7 in mi maggiore di Anton Bruckner, che chiude l’appuntamento d’inizio marzo. Il compositore cominciò a scrivere l’Adagio nel 1883 con il cuore gonfio di un terribile presentimento: Wagner, l’artista che venerava e che con le sue creazioni lo aveva spinto a dedicarsi alla sinfonia, sarebbe presto morto. Il presentimento si avverò e il movimento divenne una marcia funebre, pervaso dal suono brunito delle tube wagneriane. La Sinfonia, però, non ha un uniforme carattere tragico, al contrario trae la sua straordinaria bellezza dai forti contrasti.

Il secondo concerto diretto dal maestro Conlon – giovedì 25 marzo – metterà a confronto due autori dallo stile evocativo, poetico e tuttavia completamente diverso: Robert Schumann e Claude Debussy.
Del compositore tedesco sarà eseguita la Sinfonia n. 2 in do maggiore op. 61; il pezzo risale all’autunno del 1846, quando il musicista era sofferente, pativa di acufene e, come confessò all’amico Mendelssohn, componeva con grande fatica poiché tutte le melodie gli sfuggivano non appena le concepiva. Il pezzo riflette la volontà tenace di Schumann di superare tali difficoltà: il travaglio compositivo trova forma nel ricorso diffuso allo stile contrappuntistico mentre la speranza si traduce nel ritorno ostinato della tonalità solare di Do maggiore.
Completa il programma della serata la Sinfonia Pelléas et Mélisande. Il maestro Conlon, che si dedica con passione anche al repertorio operistico in particolare come direttore musicale dell’Opera di Los Angeles, prova una speciale ammirazione per l’unica opera di Debussy e ha addirittura dichiarato che la considera una delle sue “desert island pieces”. Pelléas et Mélisande racconta una storia d’amore piena di silenzi e gesti simbolici imperscrutabili; la musica, di conseguenza, è sfuggente ed enigmatica. La Sinfonia intreccia diversi episodi orchestrali: fu elaborata dal musicista romeno Marius Constant, che intervenne con delicatezza sull’arrangiamento, limitandosi a rendere il discorso musicale più fluido. Si tratta dunque di un distillato sonoro di ombre e di mistero.

Liana Püschel