La creazione: il lavoro corale più bello di Haydn
Intervista a Ciro Visco, direttore del Coro di Santa Cecilia

Ciro Visco dirigerà il Coro di Santa Cecilia venerdì 15 febbraio, in occasione del concerto inserito nel cartellone dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. In programma l’oratorio La creazione di Haydn, di cui racconta: «Il mio primo impatto con questa pagina fu al San Carlo di Napoli. Provai un’emozione intensa, perché il lavoro di Haydn, in quel teatro, era stato eseguito solo una volta in precedenza, alla presenza dell’autore».

Col tempo, a Roma, ha ripreso più di una volta il celebre oratorio…
«È un confronto sempre stimolante. Parliamo, secondo me, del lavoro corale più bello e compiuto tra quelli composti da Haydn. Poggia, infatti, su un’impostazione classica inequivocabile e sontuosa, ma allo stesso tempo si proietta in avanti con scelte espressive decisamente innovative».

Il fascino della Creazione, insomma, sembra evidente, ma non per questo scontato…
«Direi di sì. Ci sono episodi, nel racconto, la cui perfezione formale risulta talmente esplicita da non ammettere altro che piacere. E diversi passaggi, invece, che lasciano ampio spazio all’immaginazione. È musica che riempie l’anima e, contemporaneamente, spinge a pensare».

La compiutezza della scrittura potrebbe indurre a credere che si tratti di un pezzo tecnicamente abbordabile…
«Non c’è dubbio che la forma sia assai solida, ma per l’interprete vocale le difficoltà sono molte e importanti. Haydn, tanto per cominciare, adotta dinamiche estreme, con scarti repentini dal niente al tutto, dal buio alla luce. E le messe di voce, tra pianissimo e forte, richiedono notevole agilità. Il finale, poi, con il suo disegno contrappuntistico fitto e straordinario, è un capolavoro assoluto, ma tutto da conquistare».

Quali sono i momenti del racconto emotivamente più forti, a suo avviso?
«La descrizione degli spiriti infernali possiede una potenza immaginifica enorme. Trovo, poi, che l’ultima parte dell’oratorio, in cui Dio si riposa e contempla la propria opera, trasporti l’ascoltatore in un’atmosfera da sogno sublime».

La creazione resta, pur tra tanto impeto descrittivo, un’opera autenticamente religiosa…
«Naturalmente sì, e non per convenzione. Voglio dire: non importa granché se io chiamo Dio quello che per Haydn, invece, potrebbe essere semplicemente il Creatore, perché la dimensione sacra del pezzo è sostanziale. Il fatto che l’autore ricorra a canoni estetici anche teatrali rende solo più fruibile il concetto».

Con La creazione, si rinnova la collaborazione tra i complessi di due grandi istituzioni come la Rai e l’Accademia di Santa Cecilia…
«Nello scorso mese di giugno abbiamo proposto insieme lo Stabat Mater rossiniano: per me è stata un’esperienza molto gratificante, sotto il versante artistico e umano. A Conlon, poi, mi legano soltanto bei ricordi, a cominciare da una Cavalleria rusticana pregevole, presentata a Santa Cecilia nel 2012».

Stefano Valanzuolo