Più che un concerto è un viaggio interstellare. Basta dire che Henry Purcell e Kurt Cobain dei Nirvana si trovano fianco a fianco. Di più, sono concatenati, quasi uno nell’altro. O è uno scherzo di bussolotti impazziti o è l’idea di una mente visionaria e un po’ ribelle come quella di Giovanni Sollima.
E infatti sarà proprio il violoncellista e compositore siciliano il protagonista del concerto che l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, sotto la bacchetta di Ryan McAdams, proporrà mercoledì 23 giugno (ore 20) nell’Auditorium Toscanini. Va detto che la proposta si inserisce nella rassegna estiva Orchestra Pops, nata proprio per indagare repertori sinfonici poco battuti e abbattere qualche steccato tra i generi (ammesso che una distinzione per generi abbia senso). Quello con Sollima è certamente un concerto anticonformista e un po’ spiazzante. Sarebbe un errore, però, liquidarlo come pura provocazione, perché, soffermandosi un istante sul programma, emergono tanti fili sotto traccia. E seguendo gli anelli della catena magari si può scoprire che Purcell e i Nirvana (al netto delle lapalissiane differenze) hanno in comune più di quanto si creda. Ma andiamo per ordine.
La serata si apre con le Variazioni Concertanti per orchestra op. 23 del compositore argentino Alberto Ginastera: una pagina di straordinaria raffinatezza, anche sul piano timbrico. Ecco poi entrare in scena Sollima, non solo in veste di interprete, ma anche di compositore. Verrà infatti eseguito il suo Terra con variazioni. Ne parliamo con il maestro.
Terra con variazioni è un brano dalla genesi quanto mai singolare. Ce ne parla?
«Bisogna ritornare al 2015. Da Milano mi chiesero di scrivere una sorta di jingle, anzi, più precisamente un ‘logo sonoro’, per Expo in città. Ciò che mi affascinava, in quella manifestazione, era la possibilità di riportare, all’interno del tessuto urbano, il lavoro degli artigiani, la presenza di sapori e odori che credevamo perduti. E di riflettere, con consapevolezza, sul clima, sul pianeta e sul suo destino. In un secondo momento, dando seguito a un invito dell’orchestra dei Pomeriggi Musicali, ritornai su quella molecola sonora e la rielaborai».
Il tutto in una circostanza temporale per nulla trascurabile…
«In quel periodo seguivo anche la direzione musicale della Notte della Taranta, un’esperienza che mi è letteralmente rimasta sulla pelle. Così, anche se pensavo a Milano, mi venivano solo temi in 6/8, davvero molto…tarantolati! E d’altra parte non c’è da stupirsi: come siciliano ho familiarità con quel tipo di ritmiche e di sonorità».
È da questo caos-cosmos che prende vita “Terra con variazioni”?
«Si tratta di una forma a specchio, un itinerario, anche geografico, che ci porta in un continuo altrove, per poi ritornare, seguendo la storia e le possibilità degli strumenti ad arco: i Balcani, la Romania».
Insomma, un viaggio nel viaggio. A pensarci, quello della variazione è uno dei fili conduttori che attraversano il concerto. Lo troviamo, in effetti, nel brano di Ginastera come in quello di Sollima, ma è anche tipico del linguaggio di Henry Purcell (basti pensare ai suoi ground). Durante il concerto con l’Orchestra Rai verrà proposta una trascrizione dello splendido Strike the viol dall’ode Come ye Sons of Art dell’Orpheus Britannicus.
Maestro Sollima, per la musica di Purcell lei ha sempre avuto una speciale predilezione, vero?
«Assolutamente! È un compositore inglesissimo nel contegno, però anche capace di attingere a profonde radici popolari. Ed è sempre sorprendente, con le sue soluzioni armoniche del tutto imprevedibili. A volte scrive solo due linee, che però ne presuppongono tante di più. Quanta ricchezza in quella musica».
Fin qui tutto abbastanza chiaro. Ma Kurt Cobain? Che siamo su un altro pianeta lo capirebbe anche un bambino. E però, evidentemente, tra pianeti ci si parla…
«Anche a prescindere dalla matrice anglosassone, ascoltando attentamente certi pezzi dei Nirvana mi sono spesso sorpreso a notare alcune affinità proprio con i ground di Purcell, ad esempio nella conduzione del basso. In comune credo vi sia l’intuizione dell’essenzialità: pochi elementi capaci di catturarti».
A ribadire quest’insospettabile parallelismo, Sollima ha scelto di inframezzare, nella scaletta del concerto, l’ode di Purcell ai tre brani del gruppo grunge rock statunitense, ovvero, nell’ordine, Polly dall’album Nevermind, Dumb dall’album In Utero e poi, ancora dall’album Nevermind, Smell like teen spirits.
Insomma, dalle carrozze alle motociclette, dagli aquiloni ai jet, per un viaggio che sbriciola qualsiasi confine.
Lorenzo Montanaro