Il rigore della scuola nipponica incontra il virtuosismo di quella russa nel quinto appuntamento della stagione dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, in programma giovedì 21 novembre all’Auditorium Toscanini di Torino (replica venerdì 22).
Da un lato il direttore d’orchestra giapponese Kazuki Yamada, ormai ospite regolare dell’OSN Rai, dall’altro il violinista siberiano Vadim Repin, solista nel Concerto n. 1 in re maggiore per violino e orchestra di Prokof’ev e nell’Introduzione e rondò capriccioso per violino e orchestra di Saint-Saëns. Chiude la serata la Terza Sinfonia di Mendelssohn.
Maestro Yamada, lei ha già diretto l’Orchestra Rai: ha notato un “colore” caratteristico?
«Si sente la grande tradizione che hanno alle spalle. Il loro è un suono molto elegante con un carattere unico. In Francia lo chiamerebbero Esprit, ma di sicuro per quest’orchestra si tratta di un Esprit tutto italiano».
Sebbene Saint-Saëns sia vissuto nel pieno del secondo Romanticismo francese, per buona parte la sua produzione si richiama a un’estetica più classicistica. Perché l’Introduzione e rondò capriccioso è considerata un’eccezione?
«È un lavoro straordinario. Saint-Saëns amava a tal punto il violino che scrisse ben tre Concerti per questo strumento. Dopo una fantastica Introduzione si dispiega il Rondò con un ritmo distintamente spagnoleggiante. Come dice il titolo stesso, “capriccioso”, si tratta di pagine affascinanti che trascinano in una scrittura vertiginosa».
Qual è la novità del Primo Concerto per violino e orchestra di Prokof’ev rispetto ai due precedenti per pianoforte e orchestra?
«Quando cerco di descriverlo in una singola parola, mi viene subito in mente “trasparenza”. Ha mai sentito un concerto per violino con un inizio così bello? Sebbene l’impianto musicale di base sia robusto, il suono di per sé non risente di questa pesantezza ed è sostenuto dalla delicatezza armonica di Prokof’ev. È difficile da spiegare come sia successo, ma credo che le parole e le emozioni passate nella mente del compositore si siano tradotte direttamente in musica. Secondo me è così che è nato il suo stile».
Qualche esempio di come Mendelssohn tratteggia nella partitura le espressioni della natura nella Terza Sinfonia?
«Il primo movimento è probabilmente quello che descrive la natura in modo più efficace. Il caso più ovvio è l’uso insistito della scala cromatica che appare nell’ultima parte: sembra di sentire lo stormire del vento, una tempesta e le onde dell’oceano. Per Mendelssohn, che era nato e cresciuto in Germania, il primo contatto con il mare fu molto intenso e lo ritroviamo proprio in questa sinfonia. Il movimento finale sembra una musica militare che richiama la storia scozzese e tutti e quattro i movimenti sono suonati senza pause, in modo da rendere il pezzo fortemente drammatico».
Edoardo Pelligra