Le credenziali di Ziyu Hie, violinista austro-cinese che compirà 19 anni il prossimo 24 aprile, arrivano da lontano, dai suoi successi precocissimi al Concorso per giovani musicisti dell’Eurovisione, nel 2015, e ai Concorsi intitolati a Mozart in Cina, a Zhuhai, e a Salisburgo, prima di giungere alla sbalorditiva affermazione al Concorso “Menuhin” a Londra nel 2016. Quest’ultimo trionfo è stato per Ziyu Hie il vero lancio della carriera concertistica. Non solo perché il “Menuhin” è un concorso biennale, molto selettivo, che garantisce ai suoi vincitori un numero consistente di concerti e il cui respiro internazionale si deve anche al fatto che cambia sede a ogni edizione (quella del 2018 si terrà a Ginevra a fine aprile). E non solo perché molti dei violinisti oggi emergenti sono venuti proprio da quella competizione, da Ray Chen a Tasmin Little, da Ilja Gringolts a Isabelle van Keulen e a Julia Fischer (molti di loro erano in giuria nel 2016). Ma perché si trattava dell’edizione che coincideva con il centesimo anniversario della nascita di Yehudi Menuhin, cosa che creava un’attenzione speciale anche dei media. Ziyu Hie ha mostrato in quell’occasione di essere perfettamente a suo agio sotto la luce dei riflettori e ha vinto anche il premio per le migliori interpretazioni di Bach e di Mozart, oltre che per la migliore interpretazione di musica contemporanea, ottenendo anche per un anno il violino Stradivari messo a disposizione dalla Fondazione Beare.
Se si guarda al repertorio che Ziyu Hie ha costruito prima e dopo la vittoria al Premio “Menuhin”, emerge l’immagine di un violinista completo che spazia dai fondamenti dell’arte violinistica di età barocca ai grandi virtuosi dell’Ottocento, per arrivare fino alla musica del Novecento e contemporanea. Se però quest’ultima è presente, nel suo catalogo, essenzialmente attraverso gli autori preparati in vista dei concorsi (Wimberger, Panufkin), lo spazio dedicato ai concerti con orchestra del Novecento storico mostra un livello di interesse particolare. Ziyu Hie non fa una scelta di stili o di linguaggio, dato che esegue i Concerti di autori diversi come Sibelius, Bartók, Korngold, Berg, Prokof’ev. Ciò che li accomuna è l’estro della scrittura violinistica, una certa disinvoltura nel passare da un registro espressivo all’altro, una disposizione all’ironia e al virtuosismo. Sono esattamente le qualità di Ziyu Hie, che unisce al gusto giovanile per la brillantezza anche una sensibilità per i contenuti musicali ed espressivi di ciò che interpreta.
Anche nel programma francese che Ziyu Hie presenta a Torino, con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Kazuki Yamada, questi due ingredienti – brillantezza ed espressività – sono rappresentati in modo equilibrato. Il Poème di Chausson, composto a Firenze pensando al violino di Eugène Ysaye, è infatti una pagina introspettiva e sentimentale mentre Tzigane, di Ravel, è già immersa in un Novecento dissacrante e assetato di nuovo.
Ziyu Hie è nato in Cina, a Qingdao, nel 1999, ma già da quando aveva undici anni si è trasferito in Austria, a Salisburgo, dov’è diventato allievo di Paul Roczek, il docente del Mozarteum che lo aveva “scoperto” nel corso di una trasferta in Estremo Oriente. Lo si potrebbe considerare la punta di diamante di un generazione di strumentisti orientali giovanissimi, molti dei quali violinisti, che si affermano nei concorsi imponendo la loro energia, la loro precisione, la loro mancanza di inibizione di fronte ai grandi modelli del passato. Sarebbe meglio forse considerarlo un artista a sé, con qualità specifiche che anche in Italia si stanno cominciando a scoprire, e di cui a Torino si avrà una dimostrazione.
Stefano Catucci