Sarà il giovane e talentuoso Michele Spotti a dirigere il prossimo 15 aprile (alle 20:30, diretta su RAI Radio 3), per cornice l’Auditorium Rai Arturo Toscanini, il Concerto di Pasqua.
In programma uno dei capolavori della letteratura musicale sacra, quello Stabat Mater che Rossini compose dopo aver già volontariamente abbandonato la scena del teatro d’opera. Sotto i riflettori Orchestra Sinfonica Nazionale e Coro della RAI, di rilievo il quartetto dei solisti: Anastasia Bartoli e Marianna Pizzolato le voci femminili, Dmitry Korchak e Mirko Palazzi quelle maschili.
La presenza di Spotti per quest’occasione non è certo un felice caso. L’incontro con l’OSN della Rai è avvenuto proprio sotto il segno di Rossini in quel di Pesaro. Alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, concludendo l’ultima edizione del Rossino Opera Festival, Spotti ha diretto con grande successo il concerto che celebrava il venticinquesimo anniversario dal debutto di Juan Diego Flórez al festival rossiniano. Poche note queste, che danno però già la misura di una carriera cominciata davvero molto presto.
«Fin da bambino. Violino e pianoforte erano i miei strumenti – ci ha raccontato Michele Spotti –. Il violino mi ha poi permesso di sperimentare l’orchestra prima ancora di salire sul podio. Da lì la composizione e, quindi, con Daniele Agiman, che tutt’oggi ritengo il mio mentore, la direzione d’orchestra. Concluso il percorso milanese, sono passato alla Haute École de musique a Ginevra: un conservatorio davvero cosmopolita, dove la mia formazione si è di fatto completata».
Ed è a questo punto che entra in scena Rossini…
«Come accade spesso, la prima passione da studente di direzione d’orchestra è stata la sinfonica. Nel mondo della lirica, studiando del resto a Milano, ci sono entrato un po’ alla volta, fino alla folgorazione, che oggi mi spinge quasi a prediligere il teatro all’auditorium. All’Opéra di Lyon Alberto Zedda mi volle come suo assistente: in scena andava l’Erminone. Rossini, ovviamente. Ed ecco l’invito a dirigere il Viaggio a Reims per l’Accademia Rossiniana, e anche molta gavetta: se pure in versione ridotta, comunque 136 recite del Barbiere nel progetto Opera Domani organizzato dal Teatro di Como sono una bella scuola. D’altronde, Zedda mi ha introdotto ad un gusto rossiniano in cui l’istinto si combina con una solida formazione musicologica, dandomi così la possibilità di affrontare con i giusti mezzi tanto le opere teatrali quanto le sue altre pagine. Come lo Stabat appunto, o la Petite Messe, che ho già diretto e tornerò a dirigere».
Fabrizio Festa