Tecnica eccellente, maestria improvvisativa e gusto raffinato al servizio di una musica coinvolgente ed elettrizzante, che invita al movimento e che vorresti non finisse mai…
Stiamo parlando del Concerto di Carnevale diretto da William Eddins, che si terrà il 1 marzo all’Auditorium RAI. Un appuntamento dove l’elaborazione tematica fa da padrona e dove, all’interno di una cornice orchestrale di pura vitalità (dalla musica ispirata alle sigle dei Cartoon degli anni Trenta e Quaranta al Can Can di Offenbach, passando attraverso un insolito Lachenmann), lo spettatore verrà letteralmente travolto da un virtuosismo spumeggiante: quello della poliedrica bravura del giovane percussionista torinese Simone Rubino nella Prism Rhapsody di Keiko Abe, e quello dell’originalissimo Ensemble Janoska formato dai tre fratelli Ondrej, Roman (violini) e František (pianoforte) e dal loro cognato Julius Darvas (contrabbasso): quattro musicisti dalla solida formazione classica che nel 2013, dopo anni di solismo e di collaborazioni a livello internazionale, hanno deciso di mettere insieme le forze creando uno stile inconfondibile ormai universalmente noto come “stile Janoska”.
Uno stile che non è solo musica classica, solo spettacolo o improvvisazione, solo jazz, pop o folk… È un cocktail incandescente che non conosce confini geografici, storici e culturali e per questo capace di coinvolgere un pubblico eterogeneo amante dei più disparati generi musicali. Attinge a piene mani da temi del repertorio classico, li nutre con elaborate improvvisazioni, li arricchisce di ritmi sudamericani, tzigani, jazz, e li trasforma in qualcosa di diverso che, vista l’occasione, potremmo definire variopinte maschere carnevalesche che permettono tuttavia al tema di fare capolino di quando in quando.
«Che tipo di musica farebbe Paganini oggi? Forse sarebbe un musicista jazz, cosa che gli permetterebbe di dare libero corso al suo virtuosismo e alla sua inventiva melodica». E così in Paganinoska il famoso violinista dialoga con un moderno alter-ego jazzista che rielabora il celebre Capriccio; nella Rumba for Amadeus, dedicata al figlio di František (già, perché i figli degli Janoska portano tutti nomi musicali), il Mozart del Concerto K. 466 vola oltreoceano per incontrare ritmi sudamericani con un violino suonato a mo’ di chitarra; o, ancora, la Tarantella dello spagnolo de Sarasate si fonde con la Niška Banja, danza slava dell’omonimo paese. Ogni arrangiamento è estremamente curato, merito soprattutto di František, il pianista del gruppo, che in quest’occasione si presenta anche come compositore con il primo movimento Bratislava della sua Sinfonia, scritto in onore al luogo di nascita dei tre fratelli e caratterizzato dall’utilizzo di uno strumento tipico, il Fujara, sorta di grosso “flauto da pastore”; è un continuo fluire di temi, luoghi, paesaggi e ricordi dalle rive lambite dal Danubio.
Brio ed energia, dunque, uniti a una forte presenza scenica e ad un affiatamento musicale che ha origine nell’infanzia: «Sin da quando eravamo bambini abbiamo fatto musica insieme ogni giorno; siamo così vicini musicalmente che sentiamo spesso ciò che l’altro sta per suonare!».
È un piacere che i fratelli Janoska si portano dietro da sei generazioni di musicisti e Julius Darvas da tre generazioni di contrabbassisti. Se è vero il detto «finché si gioca non si invecchia»… allora gli Janoska non invecchieranno molto in fretta: il puro divertimento del “giocare/suonare insieme” sprizza da tutti pori.
E con una strizzatina d’occhi sembrano dire: «Vieni! Gioca con noi!».
Donatella Meneghini