Il destino di Renaud Capuçon era scritto nelle stelle. Quando si nasce nello stesso giorno di Mozart, il 27 gennaio, la musica diventa quasi inevitabilmente la compagna della vita, nonostante che il piccolo Renaud sognasse di diventare uno sciatore, come forse la maggior parte dei bambini di Chambéry. Con il violino, comunque, Renaud filava altrettanto velocemente, divorando in un baleno tutti i gradini della scala per arrivare al Parnaso. A soli quattordici anni è ammesso al Conservatorio di Parigi, dove trova un mentore e un padre musicale nel mitico Gérard Poulet. A ventuno avviene un altro incontro decisivo, con Claudio Abbado, che lo sceglie come spalla della neonata Gustav Mahler Jugendorchester, un’esperienza fondamentale per aprire nuovi orizzonti artistici e umani.
A quarantacinque anni appena compiuti, il maggiore dei fratelli Capuçon (l’altro Capuçon, Gautier, è un violoncellista altrettanto talentoso) vanta una vita che somiglia più a una discesa libera che a uno slalom, con una serie ininterrotta di successi, incontri, progetti, sogni realizzati. Renaud Capuçon porta con sé un raggio di sole, grazie alla perfetta tecnica unita a una calda umanità. Ricorda i grandi violinisti del Novecento come Isaac Stern, di cui suona il meraviglioso Guarneri del Gesù, o Yehudi Menuhin, del quale prosegue il progetto utopico della Academy a Gstaad come direttore artistico. Nel concerto con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretto da Robert Trevino, giovedì 18 novembre alle ore 20.30 e venerdì 19 alle ore 20 all’Auditorium Arturo Toscanini, Capuçon interpreta il Concerto per violino in sol minore di Max Bruch, un lavoro perfetto per mettere in luce tutte le qualità di un suono meraviglioso che parla dritto al cuore.
Un altro fantastico violinista della stessa generazione, Nikolaj Szeps-Znaider, si esibisce la settimana dopo con l’OSN Rai guidata dal precedente direttore musicale James Conlon, giovedì 25 novembre alle ore 20.30 e venerdì 26 alle ore 20.
Anche Znaider suona un Guarneri del Gesù, appartenuto a un’altra leggenda del violino come Fritz Kreisler. Znaider, cresciuto in Danimarca da genitori polacchi di origine ebrea, si distingue dalle grandi star del violino di oggi per il fatto di divedere equamente la sua attività tra l’archetto e la bacchetta da direttore d’orchestra, senza mai peraltro mescolare i due ruoli. Se si presenta al pubblico come violinista non dirige l’orchestra, e viceversa. Per un musicista con questa forma mentis, il Concerto per violino in re maggiore di Johannes Brahms, uno dei suoi cavalli di battaglia, è il lavoro ideale. Solo un violinista con una visione da direttore d’orchestra, infatti, è in grado di rendere compiutamente il grande respiro sinfonico del Concerto di Brahms e di trovare il giusto colore per una scrittura violinistica che s’intreccia continuamente al disegno polifonico dell’orchestra.
Oreste Bossini