Apollo entra all’Auditorium. Non soltanto attraverso la musica di Apollon Musagète di Igor Stravinsky, ma in carne e ossa, con la danza e il fisico statuario di Roberto Bolle, che nei panni di Apollo, e nella storica coreografia di George Balanchine, sale in scena insieme alle sue tre muse: Calliope, Polimnia e Tersicore, cioè tre danzatrici della Scala di primissimo piano : Nicoletta Manni, Virna Toppi e Martina Arduino, torinese.
Dall’audience sterminata, i cinque milioni di telespettatori raccolti da Danza con me la sera del primo dell’anno su Raiuno, Bolle passa a una platea più ristretta ma ugualmente attenta.
Degno finale di una serata, l’8 febbraio, in cui l’Orchestra Nazionale Rai, diretta da John Axelrod, esegue tutte musiche sinfoniche nate per la danza. Una programma che nasce in collaborazione con il Teatro alla Scala di Milano.
Apollon Musagète è una celebrazione neoclassica delle arti alle quali sovrintende il dio della luce e della bellezza: Apollo circondato dalle muse. Il balletto andò in scena il 12 giugno del 1928 al Théatre Sarah Bernhardt di Parigi. Fu una serata speciale che vide Igor Stravinsky nelle vesti di direttore d’orchestra oltre che autore della musica. Allora Apollo era il giovane Serge Lifar.
Fu la rivelazione di un genio. Quella sera George Balanchine, 24 anni, giovane allievo della Scuola Imperiale di Pietroburgo, aveva indicato quali dovevano essere le basi di un accademismo nuovo, modernissimo. Non dimentico tuttavia della fioritura intellettuale classicista della sua Pietroburgo. «L’influenza dell’architettura neoclassica di San Pietroburgo sull’arte e sugli artisti di questa città all’inizio del ventesimo secolo resta un aspetto affascinante del modernismo russo» ricorda lo storico della danza Tim Scholl.
In apertura vediamo Apollo seduto su uno scranno intento a suonare un liuto, mentre accanto a lui si trovano una tavoletta, una maschera, una lira. Dopo il primo assolo gli si avvicinano le tre muse ed egli dona ad ognuna il suo simbolo: a Calliope, musa della poesia, consegna la tavoletta, a Polimnia, musa dell’eloquenza e dell’arte mimica consegna la maschera e a Tersicore, musa della danza e della musica consegna la lira.
E’ Calliope la prima a sottoporsi, con un assolo, al giudizio del dio, ma la sua esibizione non lo soddisfa; così come non lo soddisfa quella della seconda, Polimnia. Soltanto al termine dell’esibizione di Tersicore, la prediletta, Apollo ha un gesto di approvazione. Ora il giovane dio danza nuovamente da solo. La sua danza è un inno alla perfezione e alla purezza. Segue il passo a due con Tersicore su una melodia di dolce lirismo. Al termine le altre due muse si uniscono al dio e tutti danno vita a una danza gioiosa in cui le muse sembrano esprimere il piacere del movimento appena scoperto. Dall’Olimpo Giove fa sentire il suo richiamo. Apollo benedice le muse e danza ancora con loro prima di assumere la posizione ormai famosissima con le tre muse appoggiate in arabesque ad Apollo a formare con le gambe immaginari raggi di sole.
La serata comprende altri brani: la Danza delle Furie e la Danza degli spiriti beati dall’ Orfeo e Euridice di Christoph Willibald Gluck, la Marcia, l’ Andante e la Ciaccona dal Divertimento dell’Atto III di Alceste sempre di Gluck e il Divertimento dal Baiser de la fée di Igor Stravinsky.
Sergio Trombetta