Russell Davies, americano prestato al Vecchio Continente

Ha studiato pianoforte e direzione presso la Julliard School di New York. Nel 1977 ha fondato insieme a Francis Thorne la American Composers Orchestra, di cui è stato direttore musicale fino al 2002. Parliamo di Dennis Russell Davies, pianista e direttore; meglio, musicista a tutto tondo che non si ferma davanti alle etichette e alle scuole. Il suo repertorio va dal Barocco ai contemporanei, le sue collaborazioni da Luciano Berio a Lou Harrison, da John Cage a Laurie Anderson, da Michael Nyman a Keith Jarrett, da Hans Werner Henze a Philip Glass. Americano per nascita e formazione, a partire dal 1980 Russell Davies ha cominciato a mettere radici salde e profonde anche in Europa, con una particolare predilezione per i paesi di lingua tedesca. Gli anni Ottanta e Novanta lo vedono Direttore musicale della Staatsoper di Stoccarda, Direttore principale della Beethovenhalle Orchestra, Direttore musicale dell’Opera di Bonn e del Festival Internazionale Beethoven. Tra il 1995 e il 2006, mentre era Direttore principale della Stuttgart Chamber Orchestra, ha inciso le 107 sinfonie di Haydn, firmando così la terza integrale mai registrata del corpus sinfonico haydniano. In Austria è stato, tra il 1997 e il 2002, Direttore principale della ORF Symphonieorchester Wien (l’Orchestra Sinfonica della Radio austriaca) e nel 2013 ha inaugurato la nuova sede dell’Opera House di Linz con la prima mondiale di The Lost di Philip Glass, tratta da un lavoro teatrale di Peter Handke. Dalla stagione 2009-2010 fino alla stagione 2016-2017 è stato Direttore principale della Sinfonieorchester di Basilea.
Non mancano nella biografia artistica di Russell Davies riconoscimenti ufficiali da parte del “Vecchio Continente”, come il titolo di Commandeur des Arts et Lettres conferitogli dal governo francese nel 2014 o la recente Croce d’onore per la Scienza e l’Arte del governo austriaco nel 2017. A Torino, l’atteso debutto di Russell Davies con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai è affidato in apertura a un Beethoven di ascolto piuttosto raro, l’ouverture dalle musiche di scena per König Stephan (Re Stefano), pagina d’occasione per l’inaugurazione del nuovo teatro tedesco di Pest, scritta in ossequio a quelle convenzioni settecentesche che proprio Beethoven stava spazzando via. Tanto più interessante sarà dunque ascoltare subito dopo, con Andrea Lucchesini, il Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra, scritto dieci anni prima di Re Stefano, ma portatore di istanze espressive ben più innovative. E infine il Petruška di Stravinsky, “l’immortale ed infelice eroe di tutte le fiere di ogni paese”, secondo il suo autore. In realtà, una delle pagine che hanno cambiato per sempre la storia della musica.

Nicola Pedone