Mentre ogni sera su Rai3 ci accoglie nella sua casa immaginaria in Via dei Matti N° 0 per raccontare le sette note con la verve ironica che gli è propria, Stefano Bollani torna protagonista dopo otto anni nella stagione primaverile dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, finalmente riaperta al pubblico dell’Auditorium Toscanini. Musicista e compositore dai mille volti, Bollani è uno dei grandi nomi del pianismo jazz contemporaneo ma anche un solista classico che ha inciso Ravel e Gershwin con Riccardo Chailly e collaborato con orchestre di assoluto prestigio. Attore di teatro, cantante, imitatore, scrittore, conduttore radiofonico e televisivo, sono frequenti le incursioni in territori altri che hanno arricchito negli anni il suo pedigree da istrione. Con il nome di Paperefano Bolletta, ha incarnato persino un personaggio dei fumetti sulle pagine di Topolino, dimostrando la sua insaziabile voglia di sperimentare e mettersi in discussione.
Una poliedricità innata che si ritrova nel suo Concerto azzurro, al centro della serata con l’OSN Rai diretta dall’amico Kristjan Järvi (insieme a Torino già nel 2009), prevista giovedì 20 maggio alle 20 (trasmessa anche su Radio3 e in live streaming su raicultura.it).
Scritta da Bollani nel 2017 su commissione della MDR Sinfonieorchester guidata all’epoca da Järvi e inserita nel nuovo album El Chakracanta registrato dal vivo in Argentina dopo varie tournée per il mondo, questa composizione evoca il quinto chakra, quello azzurro che sovrintende alla gola, cioè alla comunicazione. «L’azzurro ci dice: ascoltate voi stessi e gli altri. Create! Disobbedite! Non tace mai, l’azzurro – spiega l’artista – Continua a inviare messaggi per ricordarci che “c’è una chiave per ogni portone” (Robert Musil) e che “ogni porta è una possibilità, non un ostacolo” (Charlie Chaplin), ma anche che “azzurro è un colore, questo vi basti” (Giulio Cesare)». La partitura, che si rinnova ad ogni nuova esecuzione grazie a una buona dose di improvvisazione affidata al pianoforte, attraversa generi solo in apparenza lontani – dai ritmi sudamericani agli echi jazz e soft rock di Billy Joel fino a Mozart – secondo lo stile musicalmente onnivoro che contraddistingue Bollani.
Ma se l’allusione più immediata che si coglie nel Concerto azzurro è alla canzone italiana, che al colore del mare e del cielo mediterranei ha dedicato alcuni dei suoi più noti evergreen, con Aurora, incisa nel 2020 alla testa della sua Baltic Sea Philharmonic, Kristjan Järvi vira verso paesaggi di ghiaccio a lui più familiari.
«È un brano che disegna le forme della natura del Nord, con i suoi venti turbolenti, i grandi boschi e le aurore boreali – afferma il direttore, compositore e produttore americano di origine estone –. Un viaggio spirituale che ci parla dell’infinitezza del nostro pianeta, delle mille sfumature e della consistenza delle sue acque sconfinanti nel blu del cielo».
Alla stessa scala cromatica si rifà anche la suite che Järvi ha arrangiato dalle musiche di scena composte da Čajkovskij nel 1873 per il dramma Sneguročka di Ostrovskij (The Snow Maiden Unveiled), quadro delizioso di una Russia senza tempo, nutrita di riti pagani e credenze contadine, in cui una fanciulla nata dall’unione innaturale fra l’inverno e la primavera si squaglia come neve al sole non appena l’amore le riscalda il cuore.
Valentina Crosetto