Alla fine del 1890 Giuseppe Verdi aveva 77 anni e allo scrittore Gino Monaldi aveva scritto: «Sono quarant’anni che desidero scrivere un’opera comica, e sono cinquant’anni che conosco Le allegre comari di Windsor; pure… i soliti ma, che sono dappertutto si opponevano sempre a far pago questo mio desiderio. Ora Boito ha sciolto tutti i ma, e mi ha fatto una commedia lirica che non somiglia a nessun’altra. Io mi diverto a farne la musica; senza progetti di sorta, e non so nemmeno se finirò…ripeto: mi diverto…Falstaff è un tristo che commette ogni sorta di cattive azioni…ma sotto una forma divertente. E’ un tipo! Son sì vari i tipi! L’opera è completamente comica!» Verdi ha sempre dichiarato il suo incondizionato amore per Shakespeare e il desiderio, irrealizzato, di musicare Re Lear, e dopo Macbeth e Otello, grazie all’insistenza di Arrigo Boito (che scrive un libretto originalissimo e fantasioso), aggiunge Sir John Falstaff al suo catalogo operistico.
Falstaff shakespeariano appare nelle due parti del dramma The history of Henry the Fourth e si racconta che Il suo personaggio piacque così tanto alla regina Elisabetta I che chiese a Shakespeare di scrivere un testo nel quale il “grasso cavaliere innamorato” avesse un ruolo importante: nacquero così The merry wives of Windsor. Nel 1799 Antonio Salieri scrisse Falstaff ossia le tre burle e nel 1849 Otto Nicolai Die lustigen Weiber von Windsor.
L’opera si conclude con una fuga accompagnata a otto voci, il celebre Tutto nel mondo è burla, l’ultima pagina di Verdi (in realtà è il primo brano dell’opera che scrive) è così una fuga.
Falstaff debuttò al Teatro alla Scala di Milano il 9 febbraio 1893, il protagonista era il baritono Victor Maurel che era già stato il primo Jago in Otello, Antonio Pini Corsi era Ford, Emma Zilli vestiva i panni di Alice Ford, Giuseppina Pasqua era Quickly, sul podio c’era Edoardo Mascheroni, scene e costumi erano firmati da Adolfo Hohenstein. In sala c’erano la Principessa Letizia Bonaparte, Giosuè Carducci, Giuseppe Giacosa, Giovanni Boldini, Giacomo Puccini, Pietro Mascagni. Vennero bissati il quartetto delle donne del primo atto e Quando ero paggio del duca di Norfolk, l’aria di Falstaff del secondo atto. Fu un trionfo e una folla di ammiratori seguì Verdi fino al suo albergo costringendo il compositore ad affacciarsi al balcone. Le recensioni della stampa, italiana e straniera, furono entusiastiche.
Un grande estimatore di Falstaff è stato Arturo Toscanini che ha diretto spesso l’opera, ad esempio nel teatrino di Busseto nel 1913 e nel 1926, e l’ha anche registrata in una storica incisione con il baritono torinese Giuseppe Valdengo come protagonista.
Susanna Franchi