Barbiere di Siviglia: gioiosa macchina da risate!

Il barbiere di Siviglia è titolo talmente famoso che spesso ci dimentichiamo che l’opera di Gioachino Rossini è il primo tassello della Trilogia di Figaro di Beaumarchais: infatti qui, Rosina e il Conte d’Almaviva si innamorano e lottano per sposarsi, ma nelle Nozze di Figaro, seconda puntata della trilogia, li troveremo in bel altro stato d’animo… Non si ricorda nemmeno che il debutto fu uno dei più grandi e raccontati fiaschi della storia dell’opera.  A Roma al Teatro Argentina il 20 febbraio 1816 successe di tutto: errori, scherzi (un gatto in scena!), la fazione dei fans di Paisiello che rumoreggiava (lui che aveva scritto un Barbiere nel 1782) fecero esprimere così l’autore in una lettera indirizzata alla madre: «Carissima madre, ieri sera andò in scena la mia opera e fu solennemente fischiata, oh che pazzie, che cose straordinarie si vedono in questo paese sciocco. Vi dirò che in mezzo a questo la musica è bella assai e nascono di già sfide per questa seconda recita, dove si sentirà la musica, cosa che non accadde ieri sera, mentre dal principio alla fine non fu che un immenso sussurro che accompagnò lo spettacolo».

Oggi è una delle opere più rappresentate al mondo, al punto che anche chi non ha mai messo piede in un teatro d’opera fischietta o canticchia Largo al Factotum grazie a spot pubblicitari o citazioni cinematografiche. Dalla seconda replica infatti, divenne un successo e venne rappresentata in molti teatri italiani e stranieri; approdò a New York grazie a Da Ponte e a Manuel Garcia e ottenne il plauso di compositori come Berlioz, Beethoven e Schumann. Nel 1824 persino Hegel entrò nella schiera degli ammiratori del Figaro rossiniano: «Ho sentito il Barbiere di Rossini per la seconda volta. Bisogna dire che il mio gusto si sia molto depravato, perché trovo questo Figaro molto più attraente di quello di Mozart».

Il Teatro Regio ricorda il 150° anniversario della morte di Gioachino Rossini che cade nel 2018 riproponendo quello che è ormai uno spettacolo “di baule” del suo repertorio: l’allestimento firmato da Vittorio Borrelli (regia), Claudia Boasso (scene), Luisa Spinatelli (costumi), Andrea Anfossi (luci) e che grazie ai periacti – quinte teatrali a forma di prisma che ruotano – permette rapidi cambi di scena e passaggi dall’esterno all’interno e viceversa. Spettacolo diventato gioiosa macchina da risate, perfetto meccanismo teatrale al servizio della musica di Rossini. Figaro entra in scena con la sua bottega “portatile” dove tra cassetti e scomparti può giocare con parrucche e forbici, irresistibile il “gioco” teatrale tra Don Bartolo e Don Basilio nella Calunnia dove bastano una sedia e una tazzina da caffè per farci ridere e il carattere di Rosina svelato magnificamente dal numero di valigie, bauli, cappelliere che vorrebbe portare con sè nella fuga con il Conte!

Susanna Franchi