Bohème ritrova il suo pubblico
L’opera di Puccini inaugura il 2022 al Teatro Regio

È un po’ come la fiaba della Bella addormentata: per 100 anni il regno della principessa Aurora si addormenta. Per questo nuovo, ma storico allestimento di Bohème il “sonno”, ovvero l’impossibilità di incontrare il proprio pubblico dal vivo è durato due anni.
Riavvolgiamo il filo della storia: marzo 2020, era tutto pronto per andare in scena, debutto previsto l’11 marzo, si fa la generale e poi arriva il primo lockdown. Stop, tutti a casa, tutto fermo. Passa un anno, gennaio 2021, ricominciamo le prove, ma i teatri non possono ospitare il pubblico e così Bohème va in scena in un teatro vuoto e ripresa dalle telecamere, il 30 e il 31 gennaio va in onda su Sky Classica e il 4 febbraio in streaming sul sito del Regio.

Il 12 febbraio 2022 Mimì e Rodolfo potranno finalmente incontrare il loro pubblico, sentire gli applausi, immaginare quelli che tirano sul col naso perché cercano di non piangere, ascoltare anche il rumore di caramelle che si scartano (come ci è mancato quel “fastidioso” rumore), ma soprattutto percepire la presenza di un pubblico che segue dalla platea, si appassiona, ride alle battute di Schaunard, si commuove alla separazione di Mimì e Rodolfo, tifa perché Marcello e Musetta ritornino insieme.

Bohème inaugura la stagione 2022: il Regio ha riaperto perché si è conclusa la prima fase dei lavori di adeguamento e rinnovamento dell’impianto scenico, lavori che sono stati possibili grazie al contributo di 8,5 milioni del Ministero della Cultura. Così ancora una volta, da quel 1° febbraio 1896 quando debuttò al Teatro Regio sotto la direzione di Toscanini, Bohème lega ancora una volta la sua storia con quella del Regio. E l’allestimento con la regia di Piero Maranghi e Paolo Gavazzeni recupera proprio quella storia riproponendo le scene che Adolf Hohenstein (geniale artista, pittore, scenografo, autore di iconici manifesti pubblicitari, dal Bitter Campari al Vermouth Cinzano) realizzò per la prima, i bozzetti sono custoditi dall’Archivio storico Ricordi. La curatrice delle scene è Leila Fteita, la curatrice dei costumi Nicoletta Ceccolini, il pittore scenografo è Rinaldo Rinaldi.

Il regista Paolo Gavazzeni ha raccontato di essersi innamorato dell’opera vedendo la storica Bohème di Zeffirelli per il Teatro alla Scala (quella con il secondo atto diviso in due piani: sotto Momus sopra la folla) e ha confessato che non avrebbe mai osato mettere in scena l’opera, ma l’idea di lavorare sulle scene storiche di Hohenstein, proprio nella città dove l’opera era nata, lo ha convinto.

Sono le scene che “hanno dettato legge” per tutti gli allestimenti successivi: l’ampia vetrata sui cieli bigi sulla destra, la mansarda con le travi del soffitto a vista, il Cafè Momus sulla destra con i suoi tavolini all’aperto, i lampioni innevati della Barriera d’Enfer.

Susanna Franchi