Fra Torino e Carmen di Georges Bizet esiste un legame che ha radici lontane. È al Teatro Carignano che nel 1888 Nietzsche la riascolta e ne coglie l’essenza descrivendo nel Caso Wagner l’amore fra Carmen e Don José come «fatum cinico, innocente, crudele».
Questo capolavoro universale della passionalità e dell’istinto torna ad affascinare il pubblico del Teatro Regio (dal 10 al 22 dicembre) con la bacchetta di Giacomo Sagripanti, al suo debutto sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro. Vincitore agli International Opera Awards come miglior giovane direttore nel 2016, appartiene a quella generazione italiana di talenti che sta mietendo consensi nei templi della musica mondiale.
Carmen è uno dei titoli più rappresentati al mondo, terzo dopo La traviata e Die Zauberflöte. Qual è il segreto di un successo così longevo?
«Sono diversi i fattori che contribuiscono a fare di Carmen una delle opere più amate ed eseguite, ma l’estrema attualità del plot gioca sicuramente un ruolo fondamentale. In una società ostile all’emancipazione femminile come quella ottocentesca, Carmen è una donna controcorrente, indomita nel suo anelito alla libertà, insofferente a pressioni e pregiudizi e disposta a pagare con la vita la propria scelta («Jamais Carmen ne cédera! / libre elle est née et libre elle mourra!»). La libertà è la parola chiave dell’opera, è il motore che innesca i reagenti che ruotano attorno alla bella sigaraia e che trova espressione nella danza».
La danza è dunque l’arma con cui Bizet definisce Carmen, anziché una concessione verista al colore spagnolo?
«In Carmen la caratterizzazione iberica delle danze non è un accessorio coloristico, ma la tinta predominante di tutta l’opera, che riflette un’idea della Spagna, fatta di festa, passione, fatalità e morte. La serie di tableaux visuali che definiscono l’ambiente all’inizio del primo atto ne è un esempio: dalla piazza che prende vita grazie all’andirivieni dei passanti alla marcia dei soldati che si mescola al coro dei monelli, fino alla sorta di valzer nostalgico che si manifesta nell’animo di Don José al ricordo di Micaëla. Per non dire di Carmen, che ogni volta che apre bocca lo fa con la sensualità del corpo, come evidenziano la fiammeggiante habanera, la leggerissima seguidilla e l’orgiastica chanson bohème. Il naturalismo di Bizet, all’origine del teatro verista italiano, si manifesta proprio con la scelta di queste danze».

Bizet scopre in Carmen un’umanità nuda, dai tratti aspri e violenti, ma la abbina a una costruzione musicale elegante e sinuosa…
«È il coté francese di Carmen, l’altro versante della tavolozza orchestrale che bilancia l’irruenza del colore spagnolo. Se da un lato la partitura accentua il clima sanguigno dell’azione, dall’altro indaga i personaggi con inedita imparzialità. Bizet espone i fatti ma non giudica, anzi, ci mostra tutto quello che può generare la libertà di Carmen. Così, mentre Don José – che è uomo fragile e turbato psicologicamente – rappresenta l’innovazione verista portata quasi sopra le righe del pentagramma nella violenza angosciata del finale, Micaëla si mantiene all’opposto nella tradizione francese, con il suo melodizzare morbido e gentile preso in prestito da Gounod. La sua convenzionalità rappresenta nell’opera la resistenza migliore al “ciclone” Carmen».
Carmen è il capolavoro, ma Bizet è solo Carmen?
«Ovviamente no. A parte la produzione teatrale, Bizet fu un compositore sinfonico di primo piano, come rivela la giovanile Sinfonia in do maggiore, in cui si possono già rintracciare la freschezza melodica e il gusto per i colori vivaci ma limpidi che animeranno Carmen. Certo, l’enorme investimento intellettuale ed emotivo di cui il musicista carica Carmen testimonia quanto il progetto gli stesse a cuore. Nell’opera non solo la musica è fra le più ardite e ispirate mai composte, ma anche la parola è di altissima qualità. Bizet, Meilhac e Halévy sanno esattamente cosa enfatizzare e cosa redimere della novella di Mérimée. Da direttore non correrò il rischio di interpretare il libretto alla luce della fonte originaria».
Valentina Crosetto