Fuego di Antonio Gades. La forza sensuale del flamenco

Cosa è il flamenco? Come nasce? Perché piace tanto ovunque? Cosa bisogna sapere per capirlo? Dove si annida quello vero, con il suo duende? Si può portare in palcoscenico un mondo di ritmi, voci, gesti, danze nati dal popolo, e non nei teatri?
L’unica certezza è che l’incisività di quest’arte complessa è potentissima. A tutte le altre domande non si può rispondere in modo univoco, dalle origini all’oggi. Di sicuro però Antonio Gades, campione di virilità orgogliosa, è stato il genio del flamenco teatrale alla fine del secolo scorso, con un immenso rispetto per l’eredità del passato e con un istinto infallibile per sintetizzare il racconto drammatico in forma di spettacolo attuale.

Allievo della grande Pilar López (1912-2008), dà vita negli anni Sessanta a quello che sarà il Ballet de Antonio Gades. Intanto danza all’Opera di Roma nel Bolero di Maurice RavelAnton Dolin, al Festival di Spoleto dell’era felice di Gian Carlo Menotti curando la coreografia per la Carmen di Bizet, e alla Scala di Milano in Carmen e nell’Amor brujo, con Elettra Morini. Con Carla Fracci invece, sempre a Spoleto, danza Pavane pour une infante défunte ancora su musica di Ravel, oltre a El retablo de don Cristóbal, ispirato a García Lorca. Sarà Hylarion nella Giselle dell’amica Alicia Alonso a Cuba, isola amatissima.

Con la complicità del regista Carlos Saura, tre film memorabili lo fanno apprezzare al mondo intero – Bodas de sangre (1981), Carmen Story (1983), El amor brujo (1986) – dando al flamenco per suo tramite una nuova visibilità planetaria.
«Bisogna tornare alla tradizione, se si vuole evolvere» amava dire Gades. Con il titolo Fuego l’artista gaditano porterà al Théâtre du Châtelet parigino nel 1989 l’adattamento live del suo Amore stregone.
Nei tour successivi, Italia compresa, fino al 1990 il ruolo centrale di Candela sarà di Stella Arauzo, ora direttrice artistica della compagnia della Fondazione Gades, la musa che succedette al suo fianco dopo Cristina Hoyos.

La versione scenica di Fuego/El amor brujo sulla musica primi Novecento di Manuel De Falla arricchita di brani flamenchi, basata sulla storia d’amore di Carmelo per Candela, contrastato dal fantasma del deuteragonista José, è diversa da quella per lo schermo, ma vive con lo stesso impeto. Fuego è conciso, essenziale, sobrio, ardente: flamenco puro, e del migliore.

Elisa Guzzo Vaccarino